Revenge porn, choc a scuola, coinvolti due alunni di 12 anni. Boom delle dipendenze social: esplode l'hikikomori

L'ombra del revenge porn si allunga anche sui ragazzini
L'ombra del revenge porn si allunga anche sui ragazzini
di Massimiliano Petrilli
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Martedì 16 Novembre 2021, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 15:58

ANCONA - «La violenza è la punta dell’iceberg, ma il punto di partenza per affrontare la questione è il disagio giovanile». Una prospettiva per affrontare il fenomeno dei bulli e baby gang è stata fornita dall’avvocato Andrea Nobili, presidente della Camera minorile, intervenuto al consiglio aperto. «Bisogna comprendere le ragioni del perchè tanti giovani assumono posizioni trasgressive, ricordando anche le fragilità delle famiglie o l’utilizzo inappropriato dei sistemi di comunicazione che sanno generando situazioni fuorvianti». 

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Nel corso del suo intervento il legale ha anche accennato «al caso di revenge porn avvenuto in una scuola che coinvolge due studenti di 12 anni» senza aggiungere nient’altro vista la delicatezza del caso.

Nobili ha anche ricordato come «da un recente studio del ministero della Giustizia Ancona sia ai primi posti per numero di minorenni e giovani adulti presi in carico dai servizi sociali: 816 ragazzi. Un numero pari a quello di Caltanissetta e maggiore di Torino, Milano e Genova, prossimo a Napoli dove i casi sono un migliaio». E se «da un lato questo dato può far pensare che nel territorio sia significativa l’emergenza di comportamenti devianti, dall’altro però fa capire che forse si sta intraprendendo la strada giusta intercettando i casi». 


Ma non solo violenza e bullismo. L’altra faccia del disagio giovanile è il rinchiudersi in se stessi e affidarsi completamente all’online. «Un terzo delle relazioni avviene online dove prosperano le false identità - ha sottolineato lo psicologo Alessandro Suardi - La dipendenza digitale è un fenomeno serissima e nei nostri studi assistiamo a un accesso pazzesco per queste tematiche. Inoltre stanno spuntando come funghi i casi di hikikomori», ovvero quegli adolescenti che volontariamente si isolano dal punto di vista sociale. Ragazzi «a cui non abbiamo più tempo da dedicare mentre lo stile di vita sta diventando sempre più incentrato sulle richieste materiali» ha aggiunto lo psicologo. Sulla necessità di recuperare il rapporto tra genitori e figli ha insistito anche l’arcivescovo Spina.

«C’è «la necessità di un grande impegno nella presenza, ascolto e vicinanza. Con i figli bisogna starci insieme - ha sottolineato l’arcivescovo Spina - I genitori non sono gli amici dei figli, bisogna seguire la loro crescita emotiva, sentimentale e le loro idee». L’arcivescovo ha inoltro richiamato l’omelia di domenica, svolta nella chiesa dei Salesiani dedicata alle Cresime, quando ha affermato di essere «rimasto sconvolto dalla testimonianza di una coppia di genitori. Il loro figlio di 15 anni un giorno è entrato in un negozio per rubare una felpa, ma è stato ripreso dalle telecamere. Le forze dell’ordine l’hanno identificato e denunciato. I genitori l’hanno saputo solo quando sono stati convocati in caserma. Hanno chiesto al figlio: non ti è mancato mai niente, qui a casa hai tutto, perché sei andato a rubare quella felpa? E lui ha risposto che gli amici gli avevano chiesto un gesto dimostrativo, altrimenti non sarebbe stato accettato dal gruppo. Anzi, dal branco. I ragazzi sono come fiori di primavera: basta una gelata per bloccare la loro crescita - ha sottolineato l’arcivescovo nell’omelia - Ascoltarli, non semplicemente sentirli. E invece i genitori non hanno mai tempo, l’occhio è sempre rivolto alla televisione e al cellulare».

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