Il flash mob di baristi e ristoratori: «Siamo a pezzi». Davanti al Comune con fornelli, tavoli e pentole

La protesta di baristi e ristoratori davanti al Comune
La protesta di baristi e ristoratori davanti al Comune
di Stefano Rispoli
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Venerdì 16 Aprile 2021, 01:30

ANCONA - «Siamo a pezzi», gridano i Baristi e i Ristoratori Uniti delle Marche, che ieri si sono ritrovati davanti al palazzo del Comune per un flash mob. Sono distrutti, letteralmente: per rendere meglio l’idea, hanno portato pezzi dei loro locali. Sedie, tavoli, frullatori, macchine del caffè, piatti, pentole e fornelli. «Una data non basta, servono aiuti e tutele - si sfogano -. Non si combatte per una data, ma per quello che abbiamo perso». 

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Nel mirino, i ristori. «Su 60mila euro persi nel 2020 me ne sono stati ristorati 10mila - protesta Giovanna Burattini del Bar del Pinocchio -.

Sono chiusa dal 23 febbraio, aprirò solo quando ci verranno date garanzie. Non ci accontentiamo di una data: abbiamo bisogno di sapere come si ripartirà e per quanto tempo. Alle istituzioni chiediamo sgravi fiscali sulle imposte comunali e regionali, credito d’imposta per gli affitti e sostegni veri, non briciole. Chi ha perso meno del 30% o ha aperto da poco va sostenuto in modo concreto. In netta contrapposizione alla manifestazione delle associazioni di categoria in cui non ci riconosciamo, abbiamo simbolicamente bloccato l’accesso al Comune per esprimere la nostra esasperazione».

All’insegna dello slogan “Tu ci chiudi, tu ci paghi”. Baristi e ristoratori del comitato “Brum” non ne possono più. «Non ci sono certezze, danno informazioni contrastanti - esclama Pierpaolo Orlandini del Pippo Bar -. Ci fanno riaprire a maggio, forse. Ma se a ottobre torna il Covid, che si fa? Chiudono bar e ristoranti, ma non si rendono conto che i ragazzi ogni weekend organizzano feste abusive nei garage. Nel frattempo, affitti e bollette corrono: così moriremo». I bilanci sono in rosso. «Nel 2020 abbiamo perso 110mila euro di fatturato, praticamente i due terzi - si disperano Giordano Andreatini e Alice Daniele della Trattoria Clarice -. L’asporto? Se in una settimana facciamo 10 pranzi, è tanto».

Massimo Sturani, il titolare del Maxi Bar che giorni fa era arrivato ad incatenarsi sul tettuccio della sua auto, racconta un episodio inquietante: «Sono entrati due tizi al bar, hanno preso un caffè, poi mi hanno proposto un prestito a tassi illegali: siamo nel mirino del racket». Derive della crisi. Con tanto di beffa per chi ha tentato la carta dei dehors, come Daniele Pietroni del Zazie, davanti al Mercato delle Erbe. «Il Comune ha tolto Tari e Tosap, ma ci è arrivata la sorpresa della Tarig, la tassa sui rifiuti giornalieri per i dehors - protesta -. E pensare che ho giusto un paio di tavoli che posso allestire solo il pomeriggio fino alle 18 perché la mattina ci sono le bancarelle».

Il comitato Brum non si ferma e annuncia a breve un nuovo flash mob davanti alla Regione. Quello di ieri in Comune non ha prodotto effetti. «La sindaca non ci ha calcolato - dicono i manifestanti - e l’assessore Sediari è passato ma non ci ha degnati di una parola». 

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