Giro di lucciole, coppia condannata: lei faceva prostituire anche la figlia appena maggiorenne

Giro di lucciole, coppia condannata: lei faceva prostituire anche la figlia appena maggiorenne
Giro di lucciole, coppia condannata: lei faceva prostituire anche la figlia appena maggiorenne
di Federica Serfilippi
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Venerdì 10 Dicembre 2021, 11:08

ANCONA - Lui, anconetano di 50 anni, si sarebbe occupato dalla parte logistica: prendere in affitto gli alloggi dove poter fare incontrare clienti e lucciole. Lei, dominicana di 39 anni, avrebbe preso contatti con le connazionali dislocate sul territorio nazionale ed europeo, convincendole a venire in provincia di Ancona per prostituirsi.
È questo il quadro accusatorio delineato dalla procura che ha fatto finire a processo una coppia attiva nel corso del 2015 tra Ancona e Falconara.

Ieri mattina, è arrivata la stangata dal collegio penale: tre anni a lui e cinque anni a lei. Dovevano rispondere in concorso di sfruttamento della prostituzione. Erano entrambi difesi dall’avvocato Gabriele Galeazzi. All’epoca dei fatti, il 50enne lavorava come impiegato amministrativo in questura: per la procura per facilitare e definire in tempi rapidi i contratti di locazione degli appartamenti, si sarebbe spacciato in varie occasioni per poliziotto. 
Sarebbero state almeno sette le lucciole nel giro messo in piedi dalla coppia. Tra queste, la figlia – all’epoca appena maggiorenne – della dominicana. Stando a quanto emerso dall’indagine, la madre le avrebbe anche dato consigli sulle foto da inserire negli annunci online per reperire più clienti possibili. La 39enne si sarebbe occupata del recruiting delle sue connazionali presenti sul territorio italiano ed estero, spingendole a venire nell’Anconetano per prostituirsi. La procura, attraverso l’attività investigativa della polizia, aveva tracciato i movimenti delle squillo, anche grazie alle intercettazioni, collocandole in via appartamenti disseminati tra Ancona e Falconara, soprattutto nell’autunno del 2015. 
Lo sfruttamento è stato configurato poiché, stando al pm Rosario Lioniello, la coppia pretendeva dalle donne somme di denaro, parte dei ricavi ottenuti dall’attività di prostituzione.

Una prestazione, pubblicizzata prevalentemente sui siti web, costava in media 80 euro. Le motivazioni della sentenza si potranno conoscere tra 90 giorni. 

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