La Procura generale chiede la conferma dell'ergastolo: «Uccise per 400 euro la vicina indifesa. Marinangeli si merita il carcere a vita»

La Procura generale chiede la conferma dell'ergastolo: «Uccise per 400 euro la vicina indifesa. Marinangeli si merita il carcere a vita»
La Procura generale chiede la conferma dell'ergastolo: «Uccise per 400 euro la vicina indifesa. Marinangeli si merita il carcere a vita»
di Federica Serfilippi
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Giovedì 14 Ottobre 2021, 06:10

ANCONA  - Cambia il tribunale ma non la richiesta di condanna: ergastolo. Il massimo della pena è stato chiesto ieri dalla procura generale per Maurizio Marinangeli, il 60enne cuoco chiaravallese accusato di aver ucciso a coltellate e derubato la mattina del 17 luglio 2018 la sua vicina di casa, l’85enne Emma Grilli. Da casa della povera anziana indifesa, in via Verdi, erano spariti alcuni monili, rivenduti poi lo stesso giorno del delitto in un Compro Oro di Falconara per 400 euro.


La requisitoria della procuratrice Cristina Polenzani è avvenuta davanti alla Corte d’Assise d’Appello. Il processo bis nei confronti dell’imputato ha preso il via ieri mattina, dopo il ricorso presentato dalla difesa, sostenuta dall’avvocato Emiliano Carnevali, per cercare di smontare la condanna all’ergastolo subita in primo grado, il 27 marzo del 2020. Marinangeli, detenuto nel carcere di Pesaro e ieri presente in aula, è stato condannato per omicidio volontario premeditato e rapina. Ieri c’è stato tempo per le disquisizioni preliminari e per la requisitoria della procura. Il 10 novembre si procederà con la discussione della difesa e la camera di consiglio della Corte per l’eventuale lettura della sentenza. Il difensore ha inoltrato ai giudici diverse istanze, forte anche della consulenza investigativa eseguita dal generale Luciano Garofano, ex comandante dei Ris di Parma, specialità con cui ha seguito casi come il delitto di Cogne, la strage di Erba e l’omicidio di Chiara Poggi. 


Tra le richieste della difesa, c’è il rinnovo dell’istruttoria per chiedere di ascoltare alcuni testimoni.

Per esempio, una vicina di casa che avrebbe sentito delle urla provenire presumibilmente dall’appartamento dell’anziana in un orario in cui l’imputato sarebbe stato a casa, con madre e figlio. Inoltre, l’avvocato Carnevali ha chiesto una nuova perizia psichiatrica sul 60enne (affetto da ludopatia ma secondo la relazione del perito di primo grado non compromesso da alcun vizio di mente) e un nuovo accertamento sulla micro-traccia ematica trovata sulla scarpa dell’imputato e appartenente alla vittima.

Su queste richieste, la Corte si esprimerà il 10 novembre. Stando alla difesa, non ci sarebbero elementi per collocare Marinangeli nell’appartamento dell’anziana. La vittima aveva aperto la porta al suo assassino. In cucina, erano partiti i colpi di coltello. L’ultimo, inferto alla gola, era stato quello fatale. Erano spariti un ciondolo, una catenina e due fedi nuziali, di diversa grandezza. Marinangeli ha sempre sostenuto di non essere lui il killer, ma di aver venduto i gioielli per conto di un albanese conosciuto con il nome di “Tony” che, all’epoca, viveva a Falconara.

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