Rinviato a giudizio per revenge porn, pedopornografia e minacce alla moglie: «Ti sfregio così nessuno ti guarda»

Rinviato a giudizio per revenge porn, pedopornografia e minacce alla moglie: «Ti sfregio così nessuno ti guarda»
Rinviato a giudizio per revenge porn, pedopornografia e minacce alla moglie: «Ti sfregio così nessuno ti guarda»
di Federica Serfilippi
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Venerdì 25 Marzo 2022, 03:50

ANCONA - Revenge porn, lesioni personali, violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e detenzione di materiale pedopornografico. C’è di tutto nel capo d’imputazione formulato dalla procura nei confronti di un 40enne di origine bengalese, ieri mattina rinviato a giudizio dal gup Francesca De Palma. Vittima di parte dei reati contestati è l’ormai ex moglie, una connazionale di 26 anni. Ha denunciato i fatti nell’estate del 2019 e da allora si trova in una località protetta, lontana dall’imputato, formalmente residente a Falconara. 

Parte civile

La donna si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Alessandro Calogiuri. Il processo inizierà il primo marzo del 2023, ma il legale della donna ha già fatto sapere che farà istanza per poter anticipare il dibattimento. I fatti fanno riferimento a un arco temporale compreso tra il 2018 e il 2020. La vittima è arrivata in Italia in un momento successivo al marito, trovando una situazione che, come raccontato all’epoca della denuncia, rasentava la prigionia. Il 40enne, sempre secondo la descrizione della donna, avrebbe infatti incarnato il prototipo di marito-padrone, tra insulti, minacce, botte e umiliazioni
«Ora ti taglio il viso, così non ti sentirai più bella e nessun uomo ti potrà più guardare» le avrebbe detto lui, dandole anche della prostituta e puntandole in un’occasione un coltello contro.

C’è anche, per quanto riguarda l’accusa di lesioni, un referto medico con una prognosi di 25 giorni. Risale al luglio del 2019: per la procura, in quel frangente, l’imputato aveva violentemente percosso la donna, con calci e schiaffi al viso. La 26enne sarebbe stata anche raggiunta da una raffica di pugni al torace e trascinata per i capelli sul pavimento. L’ospedale di Torrette aveva refertato un trauma toracico e contusioni multiple. Nell’inferno denunciato dalla donna ci sarebbero state anche plurime violenze sessuali. Stando all’accusa, l’uomo l’avrebbe costretta a rapporti intimi sotto minaccia costante: «Se non fai sesso con me diffondo quelle foto», in riferimento ai dei file intimi riferibili alla donna e che, in alcuni casi, sarebbe stata costretta a produrre. Inoltre, la vittima sarebbe stata chiusa in casa: «Ti ho portato qua per questa cosa, per usarti, non per altro, per soddisfarmi. Ti ho lasciata chiusa in casa per questo motivo». Nel cellulare dell’imputato sarebbero state anche trovate centinaia di foto pedopornografiche.

Fotomontaggi

In merito all’accusa di diffusione illecita di file con immagini intimi, reato introdotto nel 2019 con la legge del Codice Rosso, l’uomo avrebbe postato sui social Facebook e Instagram (utilizzando vari profili) foto sessualmente esplicite della moglie contro il suo consenso. In alcuni casi, come denunciato da lei, si sarebbe trattato di fotomontaggi con il volto della donna apposto sui corpi di altre figure femminili. L’imputato, sicuro di poter smontare le accuse a dibattimento, è difeso dall’avvocato Pietro Sgarbi.

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