ANCONA - Revenge porn, lesioni personali, violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia e detenzione di materiale pedopornografico. C’è di tutto nel capo d’imputazione formulato dalla procura nei confronti di un 40enne di origine bengalese, ieri mattina rinviato a giudizio dal gup Francesca De Palma. Vittima di parte dei reati contestati è l’ormai ex moglie, una connazionale di 26 anni. Ha denunciato i fatti nell’estate del 2019 e da allora si trova in una località protetta, lontana dall’imputato, formalmente residente a Falconara.
Parte civile
La donna si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Alessandro Calogiuri. Il processo inizierà il primo marzo del 2023, ma il legale della donna ha già fatto sapere che farà istanza per poter anticipare il dibattimento. I fatti fanno riferimento a un arco temporale compreso tra il 2018 e il 2020. La vittima è arrivata in Italia in un momento successivo al marito, trovando una situazione che, come raccontato all’epoca della denuncia, rasentava la prigionia. Il 40enne, sempre secondo la descrizione della donna, avrebbe infatti incarnato il prototipo di marito-padrone, tra insulti, minacce, botte e umiliazioni
«Ora ti taglio il viso, così non ti sentirai più bella e nessun uomo ti potrà più guardare» le avrebbe detto lui, dandole anche della prostituta e puntandole in un’occasione un coltello contro.
Fotomontaggi
In merito all’accusa di diffusione illecita di file con immagini intimi, reato introdotto nel 2019 con la legge del Codice Rosso, l’uomo avrebbe postato sui social Facebook e Instagram (utilizzando vari profili) foto sessualmente esplicite della moglie contro il suo consenso. In alcuni casi, come denunciato da lei, si sarebbe trattato di fotomontaggi con il volto della donna apposto sui corpi di altre figure femminili. L’imputato, sicuro di poter smontare le accuse a dibattimento, è difeso dall’avvocato Pietro Sgarbi.