ANCONA - Niente sconti. È stata confermata dalla Corte d’Appello la condanna inflitta lo scorso dicembre dal gup Paola Moscaroli al 20enne di origine rom (F.D.R le sue iniziali) arrestato dalla Squadra Mobile con l’accusa di aver tartassato, tra minacce, atti persecutori e richieste di denaro, almeno quattro minorenni, alcuni dei quali gravati da deficit psichici.
La pena, tre anni e quattro mesi di reclusione, era stata decretata dopo la decisione della difesa, rappresentata dai legali Silvia Pennucci e Francesco Linguiti, di voler procedere con l’abbreviato.
Per quanto riguarda la vicenda del 20enne, per la procura se la sarebbe presa – a volte in concorso con i minorenni - con le vittime con reiterate richieste di denaro o sigarette, botte e minacce del tipo: «Ti ammazziamo e ti mettiamo dentro quei sacchi», «Non parlare con i tuoi genitori, possiedo coltelli e pistole, quindi ci metto un attimo ad ammazzarti», «Ti spacco di botte e ti mando in coma». L’imputato avrebbe partecipato, nel dicembre 2019, a un pestaggio in piazza Malatesta dove un 15enne sarebbe stato accerchiato, picchiato e insultato dalla gang. La vittima avrebbe subito anche degli sputi e sarebbe stato filmato nel corso delle angherie da una ragazza.
Un 16enne, in più occasioni, sarebbe stato aggredito a suon di calci e pugni dal branco e minacciato in piazza d’Armi nel dicembre 2018: «Questa è zona mia, comando io, tu devi sparire». Era poi contestato all’imputato un solo episodio estorsivo del luglio 2020, per cui una vittima sarebbe stata indotta a consegnare 20 euro. I minorenni coinvolti nell’inchiesta hanno ottenuto la messa alla prova in comunità, tra iter riabilitativi, percorsi di giustizia riparativa, il lavoro a contatto con i disabili, un tentativo di riconciliazione con le vittime. Per tre ragazzi è stato deciso un progetto di un anno e mezzo, per un altro di 27 mesi. Nel primo gruppo rientra un 18enne che lo scorso agosto si è allontanato dalla struttura in cui avrebbe dovuto completare la messa alla prova. Non c’è più tornato. Per questo, la procura retta della dottoressa Lebboroni ha subito chiesto la revoca della misura alternativa alla definizione del procedimento. La trattazione della questione al Tribunale dei Minori è fissata per il 21 settembre: il baby stalker rischia un processo.