«Al bar o a fare la spesa durante l'orario di lavoro». Sei mesi per truffa all’autista di scuolabus, assolto il collega

Il tribunale di Ancona
Il tribunale di Ancona
di Federica Serfilippi
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Sabato 1 Maggio 2021, 09:02 - Ultimo aggiornamento: 3 Maggio, 09:53

ANCONA  - Erano stati accusati di aver utilizzato l’orario di servizio per sbrigare i propri comodi. C’era chi – diceva la procura – andava al bar, chi tornava a casa e chi si recava al supermercato per fare spesa. A cinque anni dall’inizio dell’indagine aperta dal pm Marco Pucilli e portata avanti sul campo dalla polizia locale, è terminato il processo nei confronti di due autisti degli scuolabus comunali, finiti alla sbarra per truffa e violazione della cosiddetta Legge Brunetta (legata all’uso del cartellino). 

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Il giudice Alberto Pallucchini ha assolto un 64enne, ancora in servizio.

Mentre l’altro imputato – un 63enne andato in pensione subito dopo l’avvio dell’inchiesta – è stato condannato a 6 mesi, pena sospesa, per truffa. Assolto dall’altro reato. Il Comune era parte civile con l’avvocato Massimo Demetrio Sgrignuoli: complessivamente pretendeva un risarcimento di circa 200 euro, pari alle remunerazione delle ore di servizio finite nel mirino della magistratura. L’indagine, partita da una segnalazione anonima, era scattata tra fine aprile e maggio del 2016. Gli agenti della sezione giudiziaria della polizia locale avevano pedinato i due autisti, scattando anche foto e video.

Da quanto contestato, entrambi avevano approfittato dei “tempi morti” per sbrigare le proprie faccende personali. Addirittura, il 63enne – perché visto all’interno del giardino di un utente – era stato accusato di curare l’orto. Una contestazione inesistente per l’imputato, così come le altre imputazioni dato che lo stesso regolamento prevedeva pause inoperose tra un viaggio e l’altro. 

Pause, durante le quali, i due non sarebbero sempre tornati al deposito ma – per esempio – si sarebbero fermati in un bar o a casa (se il bus era nelle vicinanze) per andare in bagno, non sprecare gasolio e guadagnare tempo per non rischiare di fare tardi al prossimo servizio. Il supermercato? Per poter utilizzare il buono pasto del Comune e compare i prodotti per la pausa pranzo, la cui consumazione non era obbligatoria in sede. «Hanno svolto il servizio sempre in maniera impeccabile», ha detto l’avvocato Paolo Campanati durante la discussione. Nei confronti dei due non ci sarebbe ma stato un reclamo dell’utenza. 

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