Scende il prezzo del grano, ma il pane arriva a sei euro al chilo: «Speculatori in azione»

Scende il prezzo del grano, ma il pane arriva a sei euro al chilo: «Speculatori in azione»
Scende il prezzo del grano, ma il pane arriva a sei euro al chilo: «Speculatori in azione»
di Teodora Stefanelli
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Martedì 15 Marzo 2022, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 16 Marzo, 07:57

ANCONA - Il prezzo del grano tenero sta scendendo ma il costo dei lievitati tende ad aumentare. I listini – calcola Assoutenti – superano in certi casi i 6 euro al chilo anche ad Ancona. Dal grano al pane il prezzo aumenta di 13 volte tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre un chilo di grano (oltre l’acqua). L’improvviso calo (mai così rilevante dal 2016) del costo del grano fa dire a Coldiretti che gli speculatori sono in azione: si spostano dai mercati finanziari in difficoltà anche sulle commodities agricole dove le quotazioni dipendono sempre meno dalla momentanea domanda e offerta e sempre più dai contratti “future” in cui si acquista e si vende solo virtualmente.

 

Ricarichi e margini

Vittime della speculazione alla fine sono fornai, panettieri i clienti finali che acquistano pizza e rosette. «Noi abbiamo aumentato i prezzi da circa un mese – spiega Mattia Bedini della panetteria di famiglia di via Benedetto Croce – essendo il prezzo della farina arrivata alle stelle non abbiamo potuto fare diversamente.

Se ho una fattura che aumenta del 20% in più, cosa posso fare? La farina che fino ad un mese fa pagavamo 38 centesimi al chilo adesso la paghiamo 46 centesimi. Dai 500 euro che sborsavamo per un carico di materia prima ora ne paghiamo 700. Un ricarico di 200 euro è moltissimo. Se poi pensiamo che sul pane comune, quello che si mangia ogni giorno, ci si guadagna molto poco è facile immaginare la situazione complessa». È vero che la farina di frumento tenero arriva da paesi dell’Est «ma non è il totale della produzione. Proviene anche da Austria e Germania e, inoltre, quella che usiamo oggi è prodotta con il raccolto del grano di agosto scorso. La speculazione – prosegue Bedini - è fatta dai grandi mulini che danno il grano ai piccoli. Fanno loro il mercato e decidono a chi darla e a che prezzi soprattutto». 

Olio di semi e lievito

Ad aumentare poi non è solo la farina: «Ci sono rincari anche per l’olio di semi che viene quasi tutto dall’Ucraina e il lievito di birra» e poi c’è l’elettricità e il caro bollette, una spada di Damocle sui commercianti da non sottovalutare. «Nei momenti di maggiore attività spendevo 900 euro di luce – dice Arlesiana Giansanti, della panetteria “Non solo pane” in via di Pontelungo – adesso 1200 euro. L’aumento è iniziato alla fine di settembre. L’ultima bolletta “normale” risale proprio a quel mese, poi ad ottobre abbiamo speso già 1330 euro, novembre 1340 euro, dicembre con il conguaglio 1670 euro, gennaio 1200 euro e febbraio 1200 euro. La guerra quindi non c’entra nulla con l’aumento delle bollette». Insomma, sono tanti i dubbi sul presente dei panificatori ma anche sul loro futuro visto che già si guarda alla prossima estate quando «potrebbero scarseggiare le forniture di grano provenienti dall’Est proprio a causa della guerra». 

Nessun ritocco

C’è chi tiene duro nonostante i rincari e le difficoltà: «Non abbiamo aumentato né pane né pizza – dichiara Scilla Monina della Casa del Pane in corso Amendola - siamo rimasti ai prezzi dell’anno scorso e speriamo di poterli lasciare così. L’energia è aumentata tantissimo. Di gas abbiamo speso quattro volte in più rispetto all’ultima bolletta, di energia due volte tanto. Non si può mettere il pane il doppio, non è giusto. Bisognerà trovare al più presto una soluzione, o almeno lo speriamo».
«Gli stipendi sono sempre gli stessi – dice una cliente prima di uscire con la sua filetta integrale – ma i costi aumentano e prima di fare la spesa bisogna pensarci bene. Bisogna stare attenti anche al centesimo. Le persone ci sono ma non è come qualche mese fa quando il pane finiva alle prime ore del mattino. A tarda mattinata ancora si trova tutto». 

 

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