ANCONA - Prefetto Darco Pellos, quali sono le ragioni alla base dell’ordinanza del sindaco che impone restrizioni sul consumo di alcol all’aperto?
«Si tratta di un provvedimento che nasce da una serie di confronti avvenuti anche in sede di Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica e su cui c’è piena intesa e condivisione in merito ai suoi contenuti. Peraltro, recepisce alcune indicazioni che provenivano dagli stessi esercenti: in più di un’occasione hanno lamentato il fatto che le persone che creano disturbo alla quiete pubblica non si approvvigionano nei loro bar, e mi riferisco in particolare a piazza del Plebiscito, ma presso altri locali o negozi posti altrove».
Nove mesi di risse, ubriachi e aggressioni: ecco il perché dell'ordinanza che stoppa l'alcol
Eppure ora sono gli stessi operatori a contestare questa ordinanza che arriva in un momento molto delicato, dopo la crisi scatenata dal Covid e dai rincari di energia e materie prime. Che ne pensa?
«Sono alcune voci discordi, ma tutti hanno diritto di esprimere la propria opinione.
Chi controllerà che effettivamente vengano rispettate le prescrizioni imposte dall’ordinanza firmata dal sindaco Valeria Mancinelli?
«Le forze dell’ordine sono tutte chiamate a far rispettare questo provvedimento che ha una sua validità anche in relazione alle implicazioni dal punto di vista delle sanzioni: sono significative perché per i trasgressori è prevista una multa che parte da 77 euro e può arrivare fino a 500 euro».
Il sindaco ha ammesso che l’ordinanza anti-alcol non debellerà il problema alla radice, ma servirà perlomeno a ridimensionarlo. Condivide?
«Abbiamo avviato un percorso, in collaborazione con gli esercenti, in cui sperimentiamo delle soluzioni per garantire la serenità e la sicurezza di tutti i cittadini e, in primo luogo, di chi fruisce dei servizi offerti dai commercianti di piazza del Plebiscito. Proprio perché sperimentale, siamo pronti ad accogliere eventuali altre istanze che possano contribuire a farci raggiungere l’obiettivo prefissato».