In 18 a giudizio per il crollo sull’A14, con due morti nell'auto schiacciata. «Il ponte collassato per tanti errori»

In 18 a giudizio per il crollo sull’A14, con due morti nell'auto schiacciata. «Il ponte collassato per tanti errori»
di Federica Serfilippi
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Venerdì 16 Ottobre 2020, 04:50

ANCONA - Tutti a processo. Si è conclusa con un rinvio a giudizio degli indagati l’udienza preliminare del procedimento nato dal crollo del cavalcavia che il 9 marzo 2017 fece due vittime sulla corsia nord dell’A14, tra i caselli di Loreto e Ancona sud.

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Il processo si aprirà tra quasi un anno: il 21 settembre davanti al giudice monocratico Carlo Cimini. A difendersi dalle accuse formulate dal pm Irene Bilotta saranno 18 persone fisiche, tra cui progettisti, funzionari e dirigenti delle 4 società tirate in ballo dalla procura (anch’esse figurano nella lista degli indagati): Autostrade per l’Italia, Delabech Srl (ditta esecutrice dell’opera di innalzamento del ponte) Pavimental Spa (azienda appaltante) e Spea Engineering Spa (fase progettuale). 


Le imputazioni
Le accuse, contestate a vario titolo agli imputati, sono di cooperazione in omicidio colposo, crollo colposo e violazioni in materia di sicurezza. Nel collasso del cavalcavia persero la vita i coniugi Emidio Diomede ed Antonella Viviani. Provenivano da Spinetoli (Ascoli) ed erano diretti verso Ancona per una visita a bordo della loro Nissan Qashqai. Erano morti sul colpo, a causa del violento schianto tra il suv e il la parte centrale del cavalcavia numero 167, oggetto di un’opera di innalzamento dovuto ai lavori per le tre corsie dell’autostrada. I familiari delle vittime non sono parte civile. C’è già stato un risarcimento nelle fasi iniziali dell’inchiesta. Al processo, come parti lese, ci saranno invece l’operaio romeno Emil Oprea, caduto da un ponteggio all’altezza di sei metri dopo il collasso del ponte, e l’associazione Udicon.

Si è arrivati al rinvio a giudizio di ieri, decretato dal gup Francesca De Palma, dopo una serie di slittamenti dovuti all’emergenza Covid. Le contestazioni, fanno riferimento alle perizie chieste nel corso delle indagini dal pm Bilotta a vari consulenti. Stando all’ipotesi della procura si sarebbe arrivati al crollo dopo una serie di errori, iniziati in fase progettuale e terminati con i lavori esecutivi. Partendo dall’origine, non ci sarebbe stato un piano ad hoc per mettere mano al ponte 167: piuttosto si sarebbe fatto riferimento a un “progetto-tipo” utilizzato per l’innalzamento dei tronconi trattati in precedenza. Non sarebbero state considerate le specificità del cavalcavia, così come – la procura parla di «omessa valutazione del rischio» - il possibile moto di rotazione della campata una volta posizionata. L’eccessivo contenimento dei costi avrebbe poi impedito di elevare il livello di sicurezza, impiegando un sistema di sollevamento più evoluto.

Da Autostrade alle ditte satelliti, ecco gli accusati

A processo, per Autostrade per l’Italia, andranno i responsabili del procedimento e dei lavori (in differenti archi temporali) Giovanni Scotto Lavina, Guido Santini e Sergio Paglione. Per la società in house Pavimental ci sono l’amministratore delegato Franco Tolentino Alberto Di Bartolomeo, rappresentante dell’appaltatore, Vittorio Banella, direttore di cantiere, Gennaro Di Lorenzo, direttore tecnico e Pierpaolo Cappelletti, capo cantiere. Per la società di progettazione dei lavori, la Spea Engeneering, il processo è per Raffaele Ricco, progettista, Alberto Selleri, progettista e ingegnere direttore tecnico, Giuseppe Giambalvo, progettista, il direttore dei lavori Francesco Morabito, e Francesco D’Alterio, coordinatore in materia di sicurezza e salute. Per la Delabech, l’azienda che materialmente ha eseguito i lavori, sul banco degli imputati il legale rappresentante Riccardo Bernabò Silorata, il socio Stefano Lazzerini, Luigi Ferretti, direttore tecnico del cantiere, Nicola Chieti, capo cantiere, e Roberto Marnetto, progettista.

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