Il terremoto fa tremare i maxi progetti, tecnici oberati di lavoro. I sindaci: «Deroghe o perderemo i fondi Pnrr»

Il terremoto fa tremare i maxi progetti, tecnici oberati di lavoro. I sindaci: «Deroghe o perderemo i fondi Pnrr»
Il terremoto fa tremare i maxi progetti, tecnici oberati di lavoro. I sindaci: «Deroghe o perderemo i fondi Pnrr»
di Stefano Rispoli
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Giovedì 17 Novembre 2022, 01:45

ANCONA - Il terremoto fa tremare pure gli edifici che non ci sono, quelli che dovrebbero nascere (sulla carta) da qui a quattro anni e quelli che attendono una riqualificazione come manna dal cielo. «Servono deroghe oppure non ce la faremo a capitalizzare i fondi del Pnrr»: il grido d’allarme dei sindaci dei comuni coinvolti dall’emergenza sisma è stato raccolto ieri nella riunione on-line dell’Anci Marche, presieduta da Valeria Mancinelli. Un summit incentrato sulla conta dei danni e sulle ricognizioni che i vigili del fuoco eseguono incessantemente su edifici pubblici e privati, ma poi il focus si è spostato sul futuro, sui maxi progetti che le scosse fanno vacillare. 


Ad Ancona sono in ballo oltre 30 milioni. Il problema non sono i soldi (già assegnati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza) ma i tempi. I ritmi del bando sono serrati: entro giugno 2023 vanno affidati i lavori, a marzo 2026 le opere dovranno essere concluse. Detta così, sembra un miraggio perché tutte le progettazioni, che pure sono a buon punto, sono state sospese da un’emergenza che ha preso il sopravvento e ha risucchiato risorse, a partire dai dirigenti e dai tecnici comunali, super impegnati nei sopralluoghi. Insomma, prima di pensare al domani, alle belle strutture sportive, architettoniche e culturali che verranno, bisogna concentrarsi sull’oggi, sui palazzi lesionati, su quelli inagibili e sui danni seminati dagli scossoni tellurici. 
La sindaca, nel vertice di ieri, ha parlato di decine di milioni di euro per rimettere in sesto scuole - per tre la demolizione e ricostruzione potrebbe essere più conveniente delle riparazioni -, uffici e abitazioni della città.

Chi più, chi meno, anche gli altri rappresentanti dei Comuni costieri (Pesaro, Fano, Mondolfo, Senigallia, Falconara, ma c’era pure Fabriano) hanno denunciato i danni subiti. E tutti hanno rappresentato l’esigenza di far ricorso a fondi straordinari.

«Lo Stato deve aiutarci», è stato il coro unanime degli amministratori che hanno deciso di unire le forze per far sì che il grido d’allarme arrivi forte a Roma. «I Comuni - riferisce l’Anci Marche - agiranno di concerto tra loro e in raccordo con la Regione per la raccolta e l’elaborazione delle informazioni utili per la valutazione della richiesta dello stato di emergenza da parte della giunta regionale». Ancona e Pesaro si sono mosse in anticipo, firmando la richiesta dello stato di calamità. Ora la palla passa al governatore Acquaroli che dovrà raccogliere le istanze dei sindaci e ottenere il più possibile dal Governo centrale, anche se ancora una quantificazione dei danni, ancorché sommaria, non c’è o almeno non è stata comunicata dalla Mancinelli. I sindaci si sono comunque impegnati a fornire un elenco esatto degli edifici pubblici e privati lesionati dal terremoto e, in vista dell’assemblea nazionale dell’Associazione Nazionale dei Comuni (dal 22 al 24 novembre a Bergamo) a cui parteciperanno il presidente della Repubblica Mattarella e i ministri, «Anci Marche chiederà che Anci interceda presso il Governo per porre la necessaria attenzione alle istanze che provengono in merito alle conseguenze di questa calamità».

Con tutti i tecnici e i dirigenti concentrati nel dopo-sisma, l’emergenza si sposta sul Pnrr, vista la «difficoltà di conciliare urgenze dei sopralluoghi e adempimenti del bando». Impossibile dedicarsi in questa fase ai maxi progetti che, ad Ancona, dovranno portare a riqualificare, tra gli altri, il Mercato delle Erbe, palazzo Benincasa, la Mole e il Palaveneto e ad erigere la cittadella sportiva di Passo Varano con piscina olimpionica e poligono di tiro. Per questo i sindaci chiederanno alla Regione di intercedere con Roma affinché si trovino delle soluzioni, come le deroghe sui tempi, davvero stringenti, del Pnrr. Il rischio, sennò, è di veder evaporare milioni di contributi e progetti. 

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