Baby vandali, writer e degrado: le ferite di piazza Cavour. Sprecato il restyling milionario di 5 anni fa

L'asfalto dissestato
L'asfalto dissestato
di Stefano Rispoli
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Sabato 5 Giugno 2021, 07:10

ANCONA - Marciapiedi sconnessi, panchine imbrattate, pareti scrostate, rifiuti a terra. Dietro i cespugli, escrementi e vestiti abbandonati, segno che da queste parti di notte dorme qualche clochard. E i portici? Quelli sono rimasti sempre uguali, abbandonati da anni al degrado perché Comune e privati non riescono a trovare l’intesa per un intervento di riqualificazione. Per non parlare dei piccioni che hanno invaso di guano il pavimento sotto le arcate rovinate dal tempo e dai writer


Per fortuna arriva l’estate e ci sono cascate di fiori a regalare un gradevole tocco di colore e profumi, senza trascurare il determinante contributo dei bar che creano un vivace movimento.

Ma a distanza di cinque anni dal restyling milionario, l’immagine di piazza Cavour si è rapidamente deteriorata. E a nulla sono valse le telecamere brandeggianti di ultima generazione che dovevano rappresentare uno scudo contro i vandali. Basta uscire dal perimetro della piazza e dare uno sguardo alle mura circostanti per toccare con mano l’opera dei writer scatenati. Hanno imbrattato ogni arredo: le pareti delle abitazioni con vista sulla statua del Conte, quelle dei negozi, le panchine in marmo, ricoperte di scritte, dediche d’amore, parolacce, per la cui pulizia il Comune ogni anno spende migliaia di euro.

«Una delle piazze più belle d’Italia, restaurata a nostre spese, da poco, viene continuamente imbrattata da questi delinquenti che si firmano pure - reclama il signor Saverio in una mail inviata al Corriere Adriatico, con allegata foto del “capolavoro” di un writer -. Cara sindaca, forse è il caso di fare qualcosa. In particolare mi piacerebbe sapere se, vista la presenza di telecamere, è stato beccato qualcuno e quali sono state le eventuali conseguenze». 
Purtroppo no. I writer continuano a dare sfogo alle proprie doti artistiche senza soluzione di continuità, restando impuniti, nonostante la presenza delle spycam hi-tech. E allora, risuona come un presagio la riflessione del cardinale Edoardo Menichelli che il 22 luglio 2016, benedicendo la piazza fresca di restyling da 1,2 milioni, disse: «Questo luogo ritrovato ci affida due compiti, la bellezza e la comunità. Se la città riuscirà a tenere bella questa piazza e a viverla come comunità, allora questo restauro avrà un senso. Auguro a ognuno di contemplare la bellezza e di vivere questa piazza con un senso di comunità».

Ecco, bisognerebbe dirlo ai baby vandali, ma anche ai privati che da qualche decennio, per beghe condominiali, non riescono ad accordarsi con il Comune per ripulire gli inguardabili portici o quantomeno ad installare delle reti anti-piccioni. Ma bisognerebbe farlo presente anche agli incivili che gettano cartacce e rifiuti a terra, mentre qua e là spuntano segni di bivacchi: cartoni sopra le panchine, dove evidentemente qualcuno passa la notte, vestiti, giacconi e stracci abbandonati dietro le aiuole, tracce di escrementi nell’erba.

D’altronde, quando piazza Cavour è stata riqualificata, nessuno ha pensato di realizzare una toilette. O meglio: era prevista nel progetto iniziale, ma è rimasta sulla carta. E intanto, nel perimetro di questa agorà piena di fiori ma povera di contenuti, i marciapiedi cedono e l’asfalto si sta spaccando per la forza delle radici degli alberi. Pierluigi Sonnino, titolare dello storico mercatino del libro, ha pensato bene di collocare a terra un cartello d’avviso per i passanti: «Pericolo sabbie mobili». «Invito sempre i clienti a stare attenti, qui ogni tanto qualcuno inciampa, cade e si fa male - racconta -. È un problema che ho segnalato anni fa al Comune, ma nessuno interviene. Ma il vero problema non è l’asfalto: è la mancanza di iniziative. Servono eventi per far compiere alla piazza un salto di qualità: tempo fa proposi una fiera del libro, ma poi decisero di organizzarla al Lazzaretto. Forse qualcuno pensa che in piazza Cavour la cultura non attiri gente quanto il food». 

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