ANCONA - Cinque episodi di sangue in meno di due settimane: il Piano adesso trema. Il filo conduttore è sempre lo stesso: l’alcol. E le aggressioni sono collegate da un comune denominatore: i protagonisti sono tutti stranieri, romeni, nordafricani, bengalesi. Non è un caso, in un quartiere dalle mille lingue e culture, dove quasi un residente su due non è italiano e l’integrazione, perseguita per anni, non si è mai effettivamente compiuta.
La serie nera
Neanche l’ordinanza anti-alcol, che nel quadrilatero tra corso Carlo Alberto, via Pergolesi, via Giordano Bruno e piazza Ugo Bassi è bandito 24 ore su 24 (eccezion fatta per i locali pubblici e i loro dehors) è bastata per conferire sicurezza ad un rione storicamente critico, reso turbolento da sacche di degrado e una difficile convivenza tra etnie diverse che, più che contaminarsi, tendono a isolarsi. Paradossalmente, da quando l’ordinanza è stata emanata c’è stata un’impennata di violenza. Bottigliate, sprangate, coltellate: nell’arco di 13 giorni 5 uomini sono finiti all’ospedale, per fortuna senza gravi conseguenze.
Tutto è cominciato il 10 marzo con il pestaggio di un romeno in corso Carlo Alberto: alcuni stranieri ubriachi gli hanno sbattuto la testa contro una panchina, in pieno pomeriggio, sotto gli occhi di famiglie con bambini. Passano quattro giorni e la storia si ripete: nei giardinetti di piazza Ugo Bassi si consuma un agguato ai danni di un tunisino, preso a sprangate in testa da uno sconosciuto che poi si dà alla fuga. Quarantott’ore dopo, il tris: all’ex campo sportivo di piazza d’Armi un 40enne della Liberia viene preso a bottigliate in faccia. E poi le due zuffe notturne di via Giordano Bruno: ad avere la peggio uno straniero inseguito fino a Largo Sarnano (19 marzo) e un pakistano che ha rimediato una coltellata di striscio alla mano, martedì sera.
Ma che succede al Piano? I controlli non mancano, anzi sono stati incrementati. «Ma la sola attività di polizia non può bastare» riflette il questore Cesare Capocasa.
La sinergia
«Noi ci siamo e ci saremo sempre, al Piano siamo concentrati da cinque mesi con servizi specifici, così come nelle altre zone sensibili della città - prosegue -. Abbiamo individuato tutti i responsabili degli episodi di violenza, abbiamo emesso denunce e provvedimenti restrittivi. Ma come è stato evidenziato da più parti nelle riunioni del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, occorre una risposta più ampia che coinvolga tutte le istituzioni, la scuola, le famiglie, lo sport, i servizi sociali». Serve un’azione coordinata, evidenzia il questore. «Solo così si possono trovare risposte a situazioni di disagio e a problemi sociali come l’alcol: in questo senso l’ordinanza restrittiva è un aiuto importante, ma non è la soluzione di tutto».
La collaborazione
L’ordinanza anti-alcol emessa dal sindaco poggia su due pilastri: i controlli e la collaborazione dei commercianti.
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