Pescherecci al palo, sogliole e scampi scomparsi dalle tavole. E qualche ristorante si arrende: «Meglio chiudere»

Pescherecci al palo, sogliole e scampi scomparsi dalle tavole. E qualche ristorante si arrende: «Meglio chiudere»
Pescherecci al palo, sogliole e scampi scomparsi dalle tavole. E qualche ristorante si arrende: «Meglio chiudere»
di Andrea Maccarone
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Sabato 28 Maggio 2022, 07:05 - Ultimo aggiornamento: 29 Maggio, 09:41

ANCONA - Pescherecci fermi per protesta contro il caro gasolio. E sulle tavole dei ristoranti mancano alcuni dei prodotti tipici del nostro mare, come le sogliole o gli scampi. Mentre ombrine, mormore e i tagli per la tipica frittura dell’Adriatico arrivano dalla piccola pesca che, però, non è in grado di soddisfare la grande richiesta. Non resta, allora, che rifornirsi dai mercati più vicini, come le marinerie del Tirreno, o dagli allevamenti, preferibilmente non in vasca a terra, ma in mare. Il disagio c’è, confermano i ristoratori costretti a modificare in corsa le proposte in menù.

E c’è addirittura chi preferisce restare chiuso per non deludere le aspettative dei clienti.

Scelta adottata dal ristorate Sot’aj Archi, caso unico in città, che riaprirà le porte direttamente lunedì. 

La solidarietà 

Una settimana di chiusura per mancanza di pesce fresco. Ma la titolare del ristorante Sot’aj Archi, Paola Amoruso, non si scompone. Anzi, solidarizza con i pescatori in sciopero. «Tanto si è trattato solo di una settimana - puntualizza la ristoratrice - e poi la loro protesta è per motivi condivisibili, non mi sento di biasimarli. L’aumento dei prezzi del carburante e delle materie prime coinvolge tutti. Quindi sono solidale con la battaglia dei pescatori perché le cose devono cambiare». Ma intanto a cambiare sono i menù dei ristoranti, rimasti a secco di prodotti ittici a chilometro zero. «Piuttosto che approvvigionarmi dal mercato croato ho preferito chiudere il ristorante - spiega Paola Amoruso -. Il nostro fondale è diverso dal loro e anche il pesce ha un sapore diverso». E alla ristoratrice non garba nemmeno l’utilizzo degli abbattitori per conservare più a lungo la materia prima. «Io lavoro solo col prodotto fresco - sottolinea - l’abbattitore lo uso per il crudo. Altrimenti compro la mattina e lo servo il giorno stesso». 
I disagi 
Al di là della posizione radicale della titolare del ristorante Sot’aj Archi, gli altri colleghi hanno deciso di andare avanti lo stesso. Sebbene non senza disagi. «Al momento ci riforniamo da ciò che rimane dalle marinerie del Tirreno e dal basso Adriatico - dice Andrea Di Benedetto, titolare del ristorante Vino e Cucina davanti alla stazione - da dove faccio arrivare i dentici e le pezzonie, che sono una qualità di pagello pregiato». Oppure, senza andare direttamente alla fonte, ovvero ai pescherecci, si passa attraverso i rivenditori. «Mi rifornisco dalle pescherie in base a quello che hanno disponibile giornalmente - spiega Marco Bedini de La Vecchia Osteria - sennò si riesce a lavorare con l’allevato fresco, preferibilmente in mare». Altrimenti non resta che puntare sul prodotto tipico della riviera: «Il mosciolo selvatico di Portonovo - afferma convinto Ezio Giacchetti, titolare dell’omonimo ristorante della baia -, richiesto da tutti i nostri clienti. Per il resto cerchiamo di affidarci alla piccola pesca. Ma alcuni tipi di pesce non sono proprio disponibili: canocchie e sogliole sono introvabili».
Il caro pesce 
Il rincaro dei prezzi sulle materie prime mette in crisi la ristorazione. «Da circa tre mesi il prezzo del pesce viaggia sull’ordine di un buon 30% in più rispetto all’anno scorso – fa presente Bedini – servirebbe un controllo maggiore sui prezzi». In linea di massima tutti i ristoranti hanno dovuto mettere mano al listino, seppure cercando di assorbire parte del rincaro per non andare a gravare sulle tasche dei clienti. «Purtroppo abbiamo meno margine per applicare degli sconti – spiega Do Benedetto – preferisco offrire un amaro o un dolcetto».

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