Dai lavapiatti ai baristi, il personale non si trova più: «Così abbiamo perso le figure professionali»

Dai lavapiatti ai baristi, il personale non si trova più: «Così abbiamo perso le figure professionali»
Dai lavapiatti ai baristi, il personale non si trova più: «Così abbiamo perso le figure professionali»
di Andrea Maccarone
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Giovedì 26 Maggio 2022, 02:15 - Ultimo aggiornamento: 17:52

ANCONA - Turni massacranti. Weekend impegnati. Ritmi troppo elevati. Il lavoro stagionale nel mondo della ristorazione non attira più. Paghe misere? A sentire i titolari dei locali non è affatto così. Semmai una questione di poca disponibilità al sacrificio, dicono i ristoratori. Fatto sta che a maggio inoltrato in molte attività della riviera mancano ancora all’appello diverse figure per completare lo staff.

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L’allarme 

Nella maggioranza delle attività della riviera la situazione sembra essere allarmante. Qualcuno ha rinunciato del tutto alla ricerca del personale mancante. C’è chi ha deciso di tagliare i servizi e chi, invece, dovrà fare a meno degli eventi. «Se un tempo ne facevamo due in contemporanea, uno in piscina e uno nel patio, adesso potremo farne solo uno alla volta» spiega lo chef Elis Marchetti, gestore del Conero Golf Club. Il che, però, vuol dire anche una sensibile riduzione di incassi. «In una stagione parliamo di circa 100 mila euro in meno» sottolinea Marchetti. In linea di massima sono le mansioni meno qualificate a rimanere scoperte. Oppure quelle dove la fatica e lo stress mettono a dura prova il dipendente. «Mancano i lavapiatti e alcune figure in cucina» afferma Elis, seguito a ruota da Thomas Polenta dell’osteria Il Baffo: «Non si trovano i lavapiatti, baristi e personale di cucina. Ci siamo dovuti rimboccare le maniche noi della famiglia. Mio padre a settant’anni sta ancora in cucina». L’eco arriva fino a Portonovo dove Edoardo Rubini del ristorante Da Emilia si trova nelle stesse condizioni: «Attualmente ci mancano ancora tre persone al bar. È difficile trovare personale preparato. Oppure meno esperto, ma con voglia di imparare». 
Lo stile di vita di chi lavora nella ristorazione non attrae più i giovani.

Ma secondo gli operatori del settore anche la pandemia ha contribuito a dare un bel colpo. «Durante i due anni durissimi di restrizioni e lockdown tutte le attività di questo settore hanno dovuto fare ricorso agli ammortizzatori sociali - spiega Tommaso Verdini dell’Osteria del Poggio - e in quei mesi si è perso più del 30% di figure professionali che non sono più rientrate». Molti si sono reinventati in altri settori che, durante la pandemia, hanno subito in maniera minore l’impatto delle chiusure. E due anni dopo ci si risveglia senza un vero e proprio ricambio generazionale. «Noi non abbiamo il problema della mancanza di personale stagionale perchè siamo aperti tutto l’anno - continua il ristoratore - però mi rendo conto che quando siamo nel clou della stagione, e si comincia a lavorare a pieno regime, il dipendente necessita di riposo». E così c’è chi pensa addirittura di offrire il doppio turno di riposo al personale. «Ci sto riflettendo anch’io - continua Verdini - e lo reputo anche giusto. Se può servire a non creare un ulteriore distacco da questo settore, vorrà dire che ci adegueremo».

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