Ancona, i periti: «Pinti trasmesse l'Hiv
alla compagna morta e alla fidanzata»

Ancona, i periti: «Pinti trasmesse l'Hiv alla compagna morta e alla fidanzata»
di Lorenzo Sconocchini
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Martedì 2 Ottobre 2018, 05:10
ANCONA - Fine delle strampalate teorie negazioniste. Fine delle ignobili messiscene con cui fino all’ultimo, riprendendosi in un videomessaggio mentre si sottoponeva a un test dell’Hiv con un kit da farmacia, cercava di convincere la sua ultima fidanzata che poteva stare tranquilla, che non rischiava il contagio nonostante i rapporti sessuali non protetti. Anche se già da tempo non gli credeva più nessuno, Claudio Pinti adesso non ha più appigli per arrampicarsi con le sue menzogne. Le conclusioni della perizia medico legale firmata dall’infettivologa Cristina Mussini, del Policlinico di Modena, e dalla professoressa Francesca Ceccherini-Silberstein, virologa dell’Università di Tor Vergata, non lascia dubbi sul fatto che sia lui l’untore che ha trasmesso il virus alle due donne con cui aveva avuto una relazione ufficiale.
  
Prima, nel dicembre 2009, ha contagiato la compagna Giovanna, morta di tumore e polmonite quant’era già fiaccata dall’Aids il 24 giugno del 2017. E poi, nei primi mesi di quest’anno, anche Romina, l’ultima fiamma con cui aveva avuto una relazione tra febbraio e maggio di quest’anno, la donna coraggiosa che con la sua denuncia, presentata attraverso l’avvocato Alessandro Scaloni, ha messo fine alle scorribande di Pinti sul web, dove cercava rapporti con appetiti da vera e propria dipendenza sessuale.
Dalle analisi genetiche eseguite dalle due esperte nominate dal gip Carlo Cimini per ricostruire la catena di trasmissione dell’Hiv, le tre persone - Claudio Pinti, Giovanna e Romina - risultano avere virus raggruppati in un unico cluster (gruppo) di trasmissione e non sono raggruppati con altri virus di pazienti sempre infetti con sottotipo C. Le conclusioni della perizia indicano, oltre ogni ragionevole dubbio, che «i virus appartenenti allo stesso cluster hanno gradi di somiglianza tali da farli ritenere di avere un’origine comune». Dato il decorso temporale delle diagnosi di infezione di Claudio Pinti (gennaio 2009, presunta infezione nel 2008), di Giovanna (nel dicembre 2009, il rapporto con Pinti era iniziato a marzo) e infine di Romina, nel 2018, «è da ritenere che Claudio Pinti abbia infettate entrambe le donne», si legge nella perizia disposta dal gip in sede di incidente probatorio, che sarà discussa nell’udienza fissata il 16 ottobre.
 
Un duro colpo per la difesa dell’ex autista di Polverigi arrestato dalla Squadra mobile di Ancona il 12 giugno scorso in esecuzione di un’ordinanza di custodia in carcere del gip Ciimini. E all’accusa iniziale, quella di lesioni personali gravissime per aver trasmesso l’Hiv all’ultima fidanzata, il pubblico ministero Marco Pucilli ha aggiunto poi quella di omicidio volontario per la morte di Giovanna, la giovane di Agugliano con cui Pinti aveva convissuto per otto anni a Polverigi, mettendo al mondo una figlia che per fortuna è sanissima. L’ipotesi è che, dopo aver infettato la compagna, Pinti l’abbia convinta con le sue teorie negazioniste a non curarsi con la chemioterapia.
Se ne è parlato anche l’altra sera in tv, nell’intervista sfogo concessa da Romina al programma di Italia Uno “Le Iene”. Anche con lei Pinti aveva tentato fino all’ultimo di tenerla lontano da ambulatori medici e laboratori. Il racconto di Romina è stato intervallato da elementi di prova già agli atti dell’inchiesta, come il messaggio audio inviato su Whatsapp, dopo che la fidanzata aveva scoperto la sua sieropositività nascosta, per convincerla a non sottoporsi al test dell’Hiv. «Il test cerca gli anticorpi ma di qualunque infezione tu possa avere, il rischio di un positivo è alto, ma basta una candida, un ascesso, un’artrosi ma non mi credi? Ti credi che stia male, guardami c... ti sembro malato - si sente la voce di Pinti incrinarsi mentre simula buona fede -. Per una cosa che non esiste, non lo fare il test, ti rovini la vita, vieni schedata».
 
«Si vantava di avere avuto più di 200 relazioni - ha ricordato Romina mostrandosi in tv a volto scoperto - Io pensavo che fosse una spavalderia, ma gli ho chiesto se si proteggeva, in tutti questi rapporti. Mi ha rassicurato, dicendomi “certo, mica sono stupido”. Invece mi ha contagiato e dopo la mia denuncia si è aperta una voragine. Contattava tantissime persone sul web. Il 3 giugno, mentre mi manda messaggi per giurarmi amore, contatta un uomo in chat per un incontro a luci rosse».
 
 
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