ANCONA - Regale e imponente come Hyde Park a Londra, scrigno prezioso come Bukit Timah, piccola riserva di Singapore. Dal mondo ad Ancona, dove il Parco del Cardeto aspira a farsi elemento della liturgia sostenibile dei giardini urbani. Si spalanca allo sguardo quel polmone verde che si erge nel cuore della città per tuffarsi, da lì, nell’Adriatico. A picco sul mare, immerso nel verde, occupa le cime dei colli Cappuccini e Cardeto per estendersi su 35 ettari. Una sintesi, offesa dal degrado, di luoghi storici, natura e suggestive prospettive. Per quel prodigio, che lega insieme tre rioni, in sei mosse se ne può intravedere la rinascita.
L’azione
È fissata, la prima, nel punto esatto dove la rigenerazione di un’area metropolitana, condannata all’incuria, filtra attraverso il recupero dell’ex Caserma Stamura. Già convento dei Cappuccini, centrale di avvistamento durante la Seconda guerra mondiale, là sorgerà la nuova sede dell’Archivio di Stato. Sinergia, innanzitutto. L’azione è resa possibile da un finanziamento tra i 10 e i 15 milioni da parte del ministero dei Beni Culturali. Il patto solenne tra Mic, Agenzia del Demanio e Comune è già affare fatto, manca solo un atto formale. La firma. Un rodaggio da due a sei mesi sarà il tempo che potrebbe intercorrere dallo start al progetto definitivo, che segnerà l’inizio di un percorso che dovrà portare, da qui al 2026, al riscatto di quell’incanto. Motore e fulcro dell’operazione sarà la massima qualità funzionale, tecnica e architettonica, con consumi energetici e costi di manutenzione ridotti. Il protocollo prevede un parcheggio interrato e un più efficace sistema di accessibilità, anche pedonale, al parco. Un tavolo tecnico traccerà la sequenza del piano strategico.
La sinergia
Seconda mossa, che è diretta conseguenza della prima. La sede rinnovata dell’Archivio di Stato, su 4.580 metri quadrati, dovrà generare la riqualificazione di altri sei stabili abbandonati di fronte all’ex Caserma. Ruderi, che saranno il tassello del mosaico di un’opera collettiva di cui il Comune è attore principale. Già s’immaginano, a Palazzo del Popolo, una biblioteca multimediale da 235 metri quadrati, un caffè letterario con terrazza panoramica, un servizio di bike sharing e spazi dedicati alle associazioni culturali e alla didattica dell’università. Lo vanno ripetendo, in piazza XXIV Maggio: «Ci stiamo impegnando per reperire il denaro. È un’opera enorme che, senza questa sinergia istituzionale, sarebbe stata impossibile da realizzare». Lo stare al patto.
Terzo scatto: lo studentato per gli universitari che la Politecnica confida di realizzare all’ex Deposito derrate, con un piano di risanamento da 5,7 milioni di euro.
Perché a oggi, solo due punti d’interesse sono davvero godibili: la Polveriera Castelfidardo, una fortezza trasformata in sala convegni, e il Cimitero degli Ebrei, considerato tra i più belli d’Europa. In quel campo della memoria si punta a celebrarne i pregi nella logica dei progetti comunitari.
Le voci contro
Si arriva su, fino all’antico faro, di proprietà della Marina Militare. Una società anni addietro vinse un bando per farne un ristorante stellato. Il Comune, al tempo, fece una variante urbanistica sull’accessibilità ma non per un parcheggio all’interno di quello scrigno. Su tutto prevalsero le voci-contro delle associazioni, ambientaliste e cittadine. Al grido di “giù le mani dei privati dal faro”, bloccarono l’operazione.
Il ritenta potrebbe essere un corollario dell’intesa ministero-demanio-Comune. Che ha suggellato «l’opportunità e la necessità di raggiungere significativi obiettivi per valorizzarlo». Sesta e ultima mossa: la prima fattoria urbana, in zona polveriera, gestita dalla cooperativa Hort. La costruzione della recinzione per le caprette è già terminata. Tutto nasce dal Progetto Sistema, sostenuto dalla Fondazione Cariveron, per esaltare l’ecosistema terra-mare. La liturgia dei giardini urbani.
Maria Cristina Benedetti