All'ospedale di Torrette un’altra vittima del Covid. Esce dal tunnel la neomamma positiva

All'ospedale di Torrette un’altra vittima del Covid. Esce dal tunnel la neomamma positiva
All'ospedale di Torrette un’altra vittima del Covid. Esce dal tunnel la neomamma positiva
di Maria Cristina Benedetti
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Martedì 15 Febbraio 2022, 05:50

ANCONA  - La pandemia segue il filo d’una narrazione di segno opposto. A Torrette il Covid ha spezzato un’altra esistenza: una donna di 80 anni di Fabriano, vaccinata e afflitta da malattie gravi, è morta in rianimazione. Nello stesso reparto, la giovane mamma d’origine cinese, positiva e non immunizzata, inizia a vedere la luce dopo venti giorni di tenebre.

A dichiararla fuori pericolo è il professor Abele Donati, direttore della clinica dov’era curata fino a ieri.

La 30enne era arrivata dal Teramano, sua terra di residenza, nella rianimazione pediatrica del Salesi, il 24 gennaio scorso, in condizioni critiche. Era alla 32esima settimana di gestazione e, per un improvviso peggioramento delle sue condizioni, era stata costretta a partorire: intubata, con un taglio cesareo aveva dato alla luce il suo bimbo. Quel piccino, di poco più di un chilo, era stato subito ricoverato in terapia intensiva neonatale; sua madre era stata trasferita a Torrette, in ventilazione assistita e pronata. Estubata pochi giorni fa, la giovane mamma è tornata al Salesi dove, da ieri, è rientrato anche l’allarme rosso per la bimba di 15 mesi giunta venerdì da Ascoli, positiva, come la mamma. 


La pandemia, agli Ospedali Riunti, ripropone la stessa narrazione di tensione che non s’allenta. Nel report di ieri dei 103 posti dedicati al contenimento del virus ne erano occupati 86. A Torrette 38 contagiati erano in malattie infettive, 17 in semintensiva e 16 in rianimazione. Al Salesi tre erano in ostetricia, sei in pediatria e quattro in malattie infettive. In terapia intensiva neonatale la bambina nata infetta il 26 gennaio a Urbino e il piccino venuto alla luce ad Ascoli e arrivato al pediatrico con lieve sintomatologia Covid, continuano a lottare, insieme. Dei quattro contagiati passati per i pronto soccorso delle due strutture, tre erano in attesa di ricovero. Ma è sul fronte estraneo al Coronavirus che ieri l’area di prima emergenza era sotto stress: nel pomeriggio c’erano cinque pazienti adagiati su altrettante barelle in attesa di destinazione. La misura dei reparti è colma. 


La narrazione, che non sarà più la stessa. Di ciò accadrà in corsia dal prossimo 31 marzo, l’ipotetica fine dello stato d’emergenza, s’è discusso ieri in Regione durante un confronto sollecitato dal Gores, il Gruppo operativo emergenze sanitarie. 


I contorni che emergono dalle prime analisi fanno intravedere una fase di transizione durante la quale il cambio di funzioni sarà formale e non di sostanza. Con una certezza: i costi lieviteranno. Un esempio su tutti: agli Ospedali Riuniti si spendono in media 5mila euro al giorno di tamponi, tra passaggi al pronto soccorso e ricoverati. Una cifra che per ora, in parte, viene rimborsata dalla struttura commissariale straordinaria. Dopo la data spartiacque chi pagherà quei test che non potranno essere sospesi? La narrazione, che non si sa che verso prenderà. 

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