Ospedale di Torrette, sos infermieri: ne servono almeno 50

Ospedale di Torrette, sos infermieri: ne servono almeno 50
Ospedale di Torrette, sos infermieri: ne servono almeno 50
di Stefano Rispoli
3 Minuti di Lettura
Martedì 3 Novembre 2020, 05:50

ANCONA  - Quota 100 è vicina a Torrette: sono 94 i pazienti positivi ricoverati, di cui 19 in terapia intensiva, 20 in sub-intensiva, 38 a Malattie infettive e 17 tra Obi e Pronto soccorso. Servono nuovi spazi all’ospedale regionale, ma soprattutto servono infermieri, almeno 50, a seconda del setting assistenziale che verrà deciso nelle prossime ore, dopo che il Collegio di Direzione ieri si è svolto in modo interlocutorio. Si va verso la riapertura del reparto Covid al sesto piano, dove in futuro verrà accolto il punto nascita del nuovo Salesi: l’obiettivo è ricavare altre 24 postazioni in modo da elevare il totale a circa 110. Potrebbe essere allestito in poche ore, anche se si rischia di impattare sull’attività dei ricoveri medici.

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Ma il vero problema è un altro: la carenza di personale. Al punto che la Direzione degli Ospedali Riuniti sta pensando di attingere alla graduatoria provvisoria del concorso per 33 infermieri indetto dall’Asur: le prove scritte si sono tenute a fine ottobre e anche se la selezione non si è conclusa, una decina di candidati potrebbero essere assunti con un contratto di 6 mesi, di concerto con la Regione. Per il resto, si fa affidamento sulla mobilità e sui neolaureati, per i quali uscirà un avviso ad hoc. I primi a chiedere stabilizzazione e nuove assunzioni sono proprio loro, gli infermieri. È stata alta l’adesione allo sciopero nazionale indetto dal Nursing Up. E infatti, nonostante la contingenza minima sia stata sempre assicurata, a Torrette ieri mattina sono saltati molti interventi programmati, di nuovo soggetti a slittamenti e dilazioni per la seconda ondata del Covid. Nel reparto di Cardiologia dell’ospedale regionale, ad esempio, l’adesione ha toccato il 90%. L’attività di urgenza, però, si è svolta regolarmente, nonostante il coro di protesta degli infermieri che, compatti, al di là delle sigle sindacali, sono tornati ad alzare la voce per richiamare l’attenzione su una categoria di professionisti che un tempo venivano definiti eroi e oggi, dai negazionisti, vengono descritti come untori. 

«Non possiamo bloccare tutto, per questo l’attività di base è andata avanti in tutti i reparti - spiega Antonio De Fazio, infermiere di Torrette e dirigente sindacale provinciale di Nursing Up -.

Siamo tornati a scioperare perché ci sentiamo stanchi, frustrati, delusi dalla politica, da chi poteva fare e non ha fatto, come gli amministratori e il nostro stesso Ordine. In primavera ci siamo trovati a dover fare fronte a una patologia sconosciuta, non come eroi, ma come professionisti dell’assistenza. Ne portiamo ancora i segni. Molti di noi non ce l’hanno fatta. Poi abbiamo vissuto un periodo estivo in cui non ci è stato dato il modo né il tempo per riprenderci, elaborare il dolore, le paure, perché dovevamo recuperare le liste d’attesa, gli interventi saltati e le terapie sospese. Ci sono stati promessi dei premi che ancora aspettiamo. E oggi - rimarca De Fazio - siamo di nuovo in trincea, più preparati, ma ancora poco considerati, nonostante molti di noi vengano spostati dalla mattina alla sera di reparto o di ospedale, fino a una distanza di 50 km». 

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