Gli ospedali stremati dal Covid, Torrette e Salesi in ginocchio: 98 dipendenti infettati sono fuori gioco

Situazione d'emergenza all'ospedale di Torrette per le defezioni tra il personale
Situazione d'emergenza all'ospedale di Torrette per le defezioni tra il personale
di Stefano Rispoli
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Lunedì 10 Gennaio 2022, 05:15

ANCONA - Quasi cento dipendenti, tra medici e infermieri, fuori causa per colpa del Covid. Numeri impietosi che fotografano l’emergenza, a Torrette come al Salesi. Il personale decimato rischia di mandare in crisi il sistema, già sotto pressione per l’afflusso considerevole di pazienti infettati e per le terapie intensive al limite della capienza. All’ospedale regionale l’obiettivo è attivare 5 nuovi posti di intensiva entro metà mese, ma i buoni propositi si scontrano con la realtà, fatta di contagi in continua crescita e quarantene diffuse. 


L’ultimo report parla di 98 persone infettate dal Covid, tra cui 7 medici in formazione, tra l’ospedale di Torrette e il Salesi, dal 24 dicembre all’8 gennaio. Una piccola parte del personale si è nel frattempo negativizzata, ma il quadro resta allarmante. Ci sono reparti ridotti ai minimi termini, in particolare al pediatrico. E la stessa attività ordinaria rischia di essere compromessa. Per correre ai ripari, l’Azienda Ospedali Riuniti a dicembre ha pubblicato un bando interno alla ricerca di professionisti: è stato calcolato un fabbisogno immediato di 72 infermieri. Sono state inviate oltre 120 lettere di assunzione, ma non è ancora arrivato un numero sufficiente di risposte, dunque si sta scorrendo la graduatoria. Per far fronte all’emergenza, l’Azienda ha optato per il blocco delle ferie a partire dal 6 gennaio in poi: scelta impopolare, ma ritenuta indispensabile. Questo ritorno al passato ha suscitato polemiche e reazioni energiche da parte dei sindacati, che contestano la mancata programmazione di un’emergenza per certi versi prevedibile e la durata dei contratti a tempo determinato, dai 6 mesi a un anno, che non rappresenta un incentivo per il personale da assumere e determina un vorticoso turnover. L’altra scelta dolorosa riguarda il taglio dell’attività ordinaria per consentire l’ampliamento dell’area Covid, che avrà un impatto diretto sul Blocco operatorio. 
«Nelle prossime due settimane si prevede un’ulteriore contrazione del 15%, quindi arriveremo a una riduzione del 25-30% dell’attività chirurgica - spiega il professor Marco Di Eusanio, direttore della Cardiochirurgia di Torrette -.

Ciò significa ritardo nella cura dei pazienti cardiopatici, allungamento delle liste d’attesa e un peggior servizio che offriamo. Si ripete esattamente quello che era avvenuto nelle precedenti ondate, anche se con numeri più contenuti: vorremmo recuperare il terreno perduto e invece dovremo accumulare ulteriore ritardo. A fronte di 25-26 interventi programmati a settimana, nel periodo pre-Covid, siamo scesi a 18-19». Chiaramente verrà sempre garantita l’urgenza e l’attività non procrastinabile. «Avrà priorità il paziente in condizioni cliniche peggiori - conclude Di Eusanio -, ma in ambito cardiovascolare rimandare non è mai un bene». 

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