A Torrette non si allenta la pressione del Covid: altri 8 posti di terapia subintensiva per i contagiati dal virus

Ambulanze al pronto soccorso di Torrette
Ambulanze al pronto soccorso di Torrette
di Maria Cristina Benedetti
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Mercoledì 24 Marzo 2021, 02:50

ANCONA - A Torrette entra in azione di nuovo il freno d’emergenza. Tra venerdì e sabato verranno attivati altri 8/10 letti di sub-intensiva. Verrà potenziato il Cov4, al quinto piano del blocco centrale. Il Corpo U. Perché, se per la prima volta, ieri, dopo un estenuante fuoco di fila, al pronto soccorso s’era di poco allentata la tensione, è altrettanto vero che sale la concentrazione di casi critici.

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Convertito in parametri assistenziali, significa che c’è più necessità di postazioni dal monitoraggio costante, attrezzate di caschi respiratori, collegati alla macchina per la ventilazione assistita.

Più letale, più contagiosa, per più lungo tempo: sì, la variante inglese del Covid ha portato ancora alla saturazione rianimazioni e sub-intensive. Corsi e ricorsi della pandemia. 


La morsa pare allentarsi. Appena un accenno. Nel primo pomeriggio di ieri erano 19 i contagiati in attesa di destinazione in reparto, contro i 22-24 che dallo scorso 7 febbraio insistevano sul pronto soccorso, come una costante. Susanna Contucci, nella narrazione, cerca il punto meno dolente. La responsabile del reparto di Osservazione breve intensiva, convertito alla causa nella metamorfosi anti-Coronavirus di Torrette, filtra l’immagine dettata dai tempi. «Chi passa di qui ha già la diagnosi in mano e dev’essere ricoverato. Oggi (ieri, ndr) la situazione mi è sembrata migliore degli altri giorni, ma una rondine non fa primavera». Vuole soprattutto sperare: «Forse potrebbe essere l’inizio della discesa della curva. Ma è ancora troppo poco per essere un dato consolidato. Siamo stati i primi ad aver visto il riacutizzarsi dell’emergenza, dovremmo essere i primi anche a percepirne il miglioramento». 


Nel piazzale di fronte al corner delle urgenze qualche ambulanza, in serata, era in fila. Un’attesa che s’è risolta in un’ora. Questa è la misura della saturazione dei 141 posti dedicati alla cura del virus: in ordinaria ne erano pieni 80, due erano ancora liberi; in semintensiva erano presi tutti e 21 e in rianimazione ne erano occupati 37 su 38. Totalmente scarico il Salesi, l’ospedale dei bambini, con 14 postazioni vuote. 


Il piano pandemico interno degli Ospedali Riuniti è già immerso in quella fase quattro che, in origine, non era stata neppure ipotizzata. Il segno tangibile dell’accelerata è la Tac a 64 slice ospitata in quattro container montati in fretta nello spazio che prima era un parcheggio. Da sabato gira a pieno regime, solo casi Covid. «Una svolta. Ha reso più sicuro, fluido ed efficiente il lavoro diagnostico». A parlare è il professor Andrea Giovagnoni, direttore della Radiologia. «Maggior sicurezza dei percorsi, dei pazienti e del personale sanitario». In quel macchinario per la tomografia computerizzata entrano tra i 20 e 25 contagiati al giorno. «Oggi (ieri, ndr) c’è stata una flessione. Chissà che sia la curva che inizia a scendere». Giovagnoni è in linea con la Contucci. Voci dalla trincea. 


E mentre si torna a tirare il freno d’emergenza, a Torrette lo stoccaggio della terapia degli anticorpi monoclonali è già realtà: 133 le fiale che sono state destinate alle Marche. Alternativa al ricovero ospedaliero, la terapia è riservata ai soggetti fragili, che se contagiati rischiano di sviluppare la malattia in forma gravissima e mortale. Le categorie sono indicate in un elenco dall’Agenzia del farmaco, la segnalazione spetta ai medici di base o alle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale. Entro lunedì un ambulatorio di Malattie infettive sarà riconvertito per la somministrazione, un’ora di flebo sotto controllo medico. Una fase propedeutica, sperimentale, i cui contorni sono ancora da definire. Un’arma in più per farcela. 

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