Record di accessi e di pazienti positivi, il Pronto soccorso scoppia: nuovi reparti Covid a Torrette

E' di nuovo allarme rosso all'ospedale di Torrette
E' di nuovo allarme rosso all'ospedale di Torrette
di Stefano Rispoli
4 Minuti di Lettura
Martedì 9 Febbraio 2021, 05:55

ANCONA - Ristoranti pieni, vie dello shopping affollate. Le immagini dello struscio-record in corso Garibaldi nel primo weekend della ritrovata zona gialla stridono con quelle delle barelle posizionate nell’atrio del Pronto soccorso di Torrette, dove l’incubo di una terza ondata della pandemia sembra di nuovo realtà.

LEGGI ANCHE;

Il virus maledetto fa altre 2 vittime: all'ospedale di Torrette 103 ricoverati

Da giorni si registra un’impennata di accessi e di ricoveri, al punto che la direzione ospedaliera ha deciso di ricorrere a misure drastiche: la nuova Obi (Osservazione breve intensiva) inaugurata a settembre è stata interamente riconvertita ad area Covid.

E i posti sono già esauriti: ieri c’erano 22 pazienti positivi in cura. Ma non basta.


La prossima mossa sarà allestire 12 posti letto di terapia subintensiva ad indirizzo pneumologico, sotto la direzione della dottoressa Lina Zuccatosta, perché ieri i pazienti Covid all’ospedale regionale sono risaliti a 107 (di cui 16 in terapia intensiva), come non si vedeva da novembre. La riattivazione del Cov-3 è un allarmante ritorno al passato: l’epidemia assume di nuovo proporzioni inquietanti. «La situazione è preoccupante, siamo in estrema difficoltà: la gente s’illude che il peggio sia passato, ma non è così», ammette la dottoressa Susanna Contucci, responsabile dell’Obi, che lancia un grido d’allarme: «Una terza ondata sarebbe devastante, potrebbe risentirne l’attività ordinaria». Le conseguenze si toccano già con mano. Il Pronto soccorso è intasato, con tempi di attesa fino a 6-7 ore: sabato si è toccato il picco di 120 accessi, tra cui 10 codici rossi, 25 arancioni e 30 azzurri, con 13 pazienti Covid che domenica sono diventati 18 (con 105 accessi) e ieri 22, tra i nuovi (11 accessi al Pronto soccorso) e quelli ancora da smistare negli altri reparti, quasi tutti pieni. «Riusciamo a ricoverarli solo dove si liberano posti a causa dei decessi», è l’amara constatazione della dottoressa Contucci. «Ci aspettavamo un incremento a seguito della zona gialla, ma non a questi livelli». 


Incide la combinazione di due fattori. Da un lato, l’impennata dei contagi: «Il 90% dei positivi che arrivano al Pronto soccorso sono critici per dispnea e desaturazione, dunque esigono il ricovero». Dall’altro, il trend crescente degli accessi no-Covid con codici di gravità elevata. «Si tratta per lo più di anziani, pazienti cronici che nei mesi passati non hanno potuto fare prevenzione e follow-up, ma anche psichiatrici. Siamo messi peggio oggi che durante il lockdown di marzo, quando le persone non uscivano di casa e gli accessi in Pronto soccorso erano molto più contenuti», spiega la dottoressa Contucci. Che delinea le strategie future.

«Abbiamo già allargato l’area Covid del Pronto soccorso, tutta l’Obi è dedicata ai pazienti contagiati dal virus. Ora ci stiamo preparando ad allestire un nuovo reparto Covid con 12 posti letto di subintensiva ad indirizzo pneumologico», che saranno comunque distinti dal reparto di Pneumologia, destinato a restare l’unico nella regione Covid-free. «Non abbiamo più spazio nemmeno per le barelle, abbiamo dovuto collocarle nell’atrio del Pronto soccorso. Siamo in grave difficoltà». Il problema non riguarda solo la carenza di spazi, ma anche di personale che dovrà essere reperito da altri reparti, a scapito dell’attività ordinaria. «Abbiamo messo in campo tutte le risorse, gli infermieri hanno le ferie bloccate da ottobre, l’università ci sta dando una grossa mano mettendo a disposizione gli specializzandi - sottolinea la responsabile dell’Obi -. Non ci spaventa nulla, ma le persone devono capire che il Covid non è sparito». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA