L'Inrca è di nuovo Covid free, ma l'ospedale è al 25% del potenziale: «Persa metà degli interventi chirurgici»

L'Inrca è nuovamente Covid free
L'Inrca è nuovamente Covid free
di Maria Cristina Benedetti
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Martedì 8 Giugno 2021, 06:00

ANCONA - La curva della pandemia scivola verso il basso, alla stessa velocità della campagna vaccinale. Contagi e degenze, ovunque, tendono allo 0. Sabato è toccato all’Inrca, l’ospedale geriatrico della Montagnola, a tornare a essere Covid free. Dopo mesi di estenuante trincea e aver sfiorato il picco dei 64 ricoveri. I reparti destinati ai soli pazienti infetti si svuotano, ma guai ad abbassare la soglia d’attenzione. 


Gianni Genga è appena uscito dalla cabina di regia. Il direttore generale da mesi non perde una battuta di quegli incontri regionali per la gestione collettiva dell’emergenza sanitaria. «Sono confronti continui anche ora che la morsa si sta allentando». Ne spiega la logica. «La ripartenza va gestita con tanta cautela e consapevolezza. Monitoriamo e stiamo lavorando alla ripartenza».

Ne dettaglia il metodo: «Per gli ingressi al punto di primo intervento di Ancona e al pronto soccorso di Osimo manteniamo percorsi differenziati, per coloro che devono accertare la diagnosi, e postazioni da riconvertire, in caso di necessità, in tempo reale». Ribadisce il valore dell’azione di squadra: «Lo prevede il piano regionale». E serra le file dell’immunizzazione di massa: «Siamo schierati per le vaccinazioni al PalaPrometeo con tre linee a gestione col nostro personale e l’Asur e una quarta sempre con i nostri infermieri. A Osimo, poi, abbiamo organizzato sedute per gli estremamente suscettibili, con la presenza dell’anestesista». La cautela, appunto. 


Torna con il pensiero ai giorni più bui. Ripassa a memoria numeri e asprezze, Genga. «Il reparto Covid era stato organizzato nella palazzina ex Persichetti con 38 posti, di cui 10 di semintensiva, che poi sono saliti a 70 coinvolgendo anche la palazzina C e andando oltre il piano pandemico regionale».

Era il tempo che in quei letti, tra fine marzo e metà aprile, si era arrivati all’allarme rosso dei 64 ricoveri. Giornate che parevano non concedere tregua. Ricompone il quadro del suo Istituto nazionale di cura degli anziani. Ricorda quando nel pronto soccorso della costola osimana arrivavano contagiati gravi più giovani. «Venivano gestiti in rete con l’Asur e con l’ospedale regionale, perché quella struttura non è stato possibile riconvertirla, sempre di concerto con Palazzo Raffaello, in area Covid».

Un passaggio veloce lo dedica alla Residenza Dorica dove di positivi se ne contano ancora una decina, in calo progressivo, come nel corollario fermano che sono cinque in tutto. La latenza dei numeri precede il ritorno, lento, alla normalità. «Ora stiamo affrontando una situazione nuova sulla quale pesano due fattori». Genga procede per ordine. «Il primo: impossibile disporre dei posti pre-pandemia. Il nostro potenziale è ridotto del 25%, le misure restrittive restano tutte, tra le quali il distanziamento». Secondo: «Per l’adeguamento della semintensiva, siamo sempre nella ex Persichetti, ci vorranno almeno due mesi. Sono dieci posti e i lavori stanno partendo in questi giorni».


Scioglie il filo di una matassa avviluppata da mesi di un incedere, senza sosta, del virus. «Dobbiamo recuperare le liste di attesa chirurgica, con l’attività che si è ridotta, nelle fasi più critiche del 50%, e le liste d’attesa in area medica». Il dg ripristina gli argini. «Abbiamo sempre garantito le urgenze e le alte priorità». Ora che la curva scivola verso il basso lo può dire con voce più ferma.

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