ANCONA - Clima da lockdown. Corso Garibaldi si svuota alle 18, e le serrande abbassate di bar e ristoranti evocano uno scenario di desolazione. Poca gente in giro.
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Gli uffici pubblici usufruiscono dello smart working. E il turno del pranzo nei bar e ristoranti del centro è un flop generale. «Si respira aria pesante - dice Gabriele Capannelli della Bontà delle Marche - prevedo un ulteriore calo degli affari del 30%». E tra gli esercenti c’è già chi ricorre alla cassa integrazione per i dipendenti.
«Al momento sono 5 i nostri collaboratori per cui abbiamo adottato questa misura - dice Fabrizio Boari, titolare di Rosa Food - ma ho il sentore che andremo ad aumentare.
Gli imprenditori della ristorazione se lo sentivano. Con la serrata alle 18 sarebbe andato in fumo l’orario più proficuo, ovvero quello dell’aperitivo serale e delle cene. Viene da sé che i titolari delle attività si trovino a dover fare una seria analisi sul personale. La cassa integrazione è la prima via per evitare, almeno nell’immediato, di ricorrere al provvedimento più drammatico: il licenziamento. «Finché possiamo, utilizzeremo la turnazione delle ferie prima ancora di intraprendere la strada della cassa integrazione - spiega Michele Zannini del Bar Giuliani - per ora abbiamo messo in ferie tutti i dipendenti del turno serale, almeno hanno la garanzia dello stipendio pieno». «Anche noi utilizzeremo le ferie per i dipendenti che non le hanno ancora consumate - ribatte Sara Ambrosio - ma se questa situazione si prolungherà oltre il mese di novembre penserò alla cassa integrazione». Si naviga a vista, dunque. E lo stoico ottimismo degli imprenditori di settore va scemando sempre più. «La cassa integrazione sarà uno strumento che purtroppo ci troveremo tutti ad adottare – afferma Capannelli – ma la volontà è di mantenere tutti i posti di lavoro». Il momento è critico. Si deve ridurre al minimo le occasioni di contagio, ma gli operatori non ci stanno a essere etichettati come attività a rischio.
Domani alle 11,30 andrà in scena il flash mob degli esercenti della ristorazione e delle attività di somministrazione. L’iniziativa dal nome #siamoaterra è promossa da Fipe-Confcommercio e ci si aspetta una partecipazione massiccia da parte dei diretti interessati. «Fa strano pensare agli imprenditori in piazza a manifestare - dice Boari - noi siamo quelli che di solito si rimboccano le maniche e continuano a lavorare di fronte a ogni difficoltà. Ma in qualche modo dobbiamo farci sentire. Ci saremo anche noi mercoledì». Il luogo di ritrovo del sit-in sarà reso noto nella giornata di oggi. Per ora si sa soltanto che si tratterà di una sorta di flash mob silenzioso, e alla fine s’intonerà l’inno di Mameli. «L’umore generale è pessimo - prosegue Capannelli - l’eco mediatica della situazione si riflette nel comportamento delle persone, che già da oggi (ieri per chi legge, ndr) hanno dimostrato di volersi tenere alla larga dai luoghi pubblici». L’estate è già stata una dura prova per i ristoratori del centro città che hanno dovuto tenere botta alla forte competizione dei colleghi della costa. Ora l’obbligo di utilizzare solo un turno di servizio. Sostanzialmente quello meno proficuo, e per di più in uno scenario da “day after”. Una mazzata che si è cercato di scongiurare fino alla fine. Ma la crescita continua della curva dei contagi, anche nelle Marche, non ha lasciato altra scelta.