ANCONA - «Ditemi dove in Italia si dà l’appalto a una società che ancora non esiste. Succede solo nella provincia di Ancona. È un’operazione da sciagurati, da scappati di casa». È stato il sindaco di Senigallia Massimo Olivetti ieri pomeriggio, nell’ex sala consiliare del Comune, ad aprire gli interventi di sindaci e amministratori che appartengono al fronte del “no” per la creazione della New Co. a cui affidare la gestione integrata dei rifiuti dell’intera provincia. L’affare è stato bocciato dalla Corte dei Conti.
Gli attacchi
Ancora Olivetti: «Nessuno di noi è contrario a una gestione in house, ma l’ente gestore deve darci una offerta più vantaggiosa.
L’affondo di Mondaini: «Su questo tema ci siamo sempre scontrati con degli atteggiamenti arroganti e superficiali. I tentativi di qualcuno di accelerare su un’unica strada ci sembrano davvero inopportuni». Sul fronte del “no” anche Tommaso Borri, sindaco di Serra San Quirico: «Purtroppo, l’idea del sindaco Mancinelli ci ha fatto perdere 8 anni e tanti soldi». Stefano Martelli, sindaco di Monte Roberto: «Che deve succedere ancora per capire che dobbiamo cambiare rotta?» Anche perché domani l’assemblea Ata deve votare la proroga dei contratti in scadenza delle società, tra cui AnconAmbiente. E le proroghe, proprio perché ancora non si è arrivati al gestore unico, vanno avanti da anni. «Non ci sono ricadute economiche - ha specificato l’assessore Mondaini - ma è bene precisare che gli atti che prolungano la scadenza dei contratti si possono adottare solo in casi particolari. Il rischio è di incorrere in responsabilità anche penali».
Per questo, il consigliere comunale di Ancona Arnaldo Ippoliti (60100) presenterà un esporto alla procura di corso Mazzini e alla Corte dei Conti «contro chi ha posto in essere tutta questa operazione». Daniele Silvetti, candidato sindaco del centrodestra: «Chiedo alla Mancinelli di rivedere il piano strategico imposto a suon di maggioranza all’interno dell’Ata; e ai consiglieri comunali tutti di intervenire per scongiurare l’ulteriore dispendio di denaro pubblico e quindi l’inevitabile danno erariale».