Mattia rischia l'ergastolo per l'omicidio dell'ex amico Michele. Scuse in chat ai familiari: «Sono pentito, non ero in me»

Mattia rischia l'ergastolo per l'omicidio dell'ex amico Michele. Scuse in chat ai familiari: «Sono pentito, non ero in me»
Mattia rischia l'ergastolo per l'omicidio dell'ex amico Michele. Scuse in chat ai familiari: «Sono pentito, non ero in me»
di Federica Serfilippi
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Martedì 23 Novembre 2021, 01:50 - Ultimo aggiornamento: 15:42

ANCONA - «Chiedo scusa ai familiari di Michele, sono pentito di quanto accaduto. Quel giorno non ero in me». Pensieri e parole di Mattia Rossetti, il 27enne anconetano che ha ucciso a coltellate in via Maggini, lo scorso 8 dicembre, l’ex compagno di scuola Michele Martedì. Le scuse sono arrivate ieri mattina, nel corso dell’udienza preliminare in cui è stato disposto il rinvio a giudizio per l’imputato, collegato in streaming dal carcere di Montacuto all’aula presieduta dal gup Francesca De Palma e dove erano presenti padre (Fabrizio) e due fratelli (Marco e Mattia) della vittima, parrucchiere di 26 anni.

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Il processo per il delitto dell’Immacolata si terrà davanti ai giudici della Corte d’Assise dal 18 febbraio del 2022.

Parti civili sono i familiari di Michele, rappresentati dall’avvocato Alessandro Scaloni: oltre ai tre presenti ieri, ci sono la madre Patrizia e due nipotine del 26enne.

Le aggravanti

Con l’omicidio volontario, il pm Irene Bilotta ha contestato quattro aggravanti: crudeltà, futili motivi, stalking e premeditazione. Accuse, potenzialmente, da ergastolo per cui dal 2019 non più possibile chiedere l’abbreviato. Il difensore del 27enne, l’avvocato Francesco Linguiti, ha chiesto comunque al gup di poter accedere al rito alternativo, ritenendo che le aggravanti contestate non possano essere conciliabili con lo status mentale dell’imputato. La perizia della procura, affidata allo psichiatra Marco Ricci Messori, aveva stabilito un parziale vizio di mente al momento dei fatti, causato da un disturbo paranoide della personalità. La consulenza di parte, eseguita dal dottor Gabriele Borsetti, ha invece rilevato una totale incapacità di intendere e di volere di Mattina il giorno del delitto. Alla fine, dopo il ritiro in camera di consiglio, il gup ha rigettato l’istanza del difensore e rinviato il 27enne a giudizio. 
Quasi scontato, nel corso del processo in Assise, che la difesa possa chiedere ai giudici di far eseguire un’ulteriore perizia che possa definitamente chiarire lo stato di salute di Mattia, prima dell’omicidio conosciuto al Centro di Salute Mentale di Ancona. «Il mio assistito ha manifestato profondo rimorso per quanto accaduto, derivato da una consapevolezza maturata dopo un percorso di cure maturate in carcere» ha tenuto a precisare al termine dell’udienza l’avvocato Linguiti. Il movente dell’omicidio? «Mi sentivo preso in giro da Michele, è lui la causa dei miei fallimenti» aveva detto nel corso dell’interrogatorio di garanzia Mattia, che però ora sembra essersi reso conto di aver ucciso un povero ragazzo innocente, che non aveva fatto nulla per meritarsi quella fine. Al centro dell’ossessione dell’indagato ci sarebbero state anche delle recriminazioni legate a una ragazza e imputate al giovane parrucchiere, colpito con almeno dodici coltellate (di qui l’aggravante della crudeltà).
Le studio sul web
Per quanto riguarda la premeditazione, la procura ne contesta l’esistenza sostenendo una pregressa “costruzione” del delitto. Il 27enne, per esempio, avrebbe cercato sul web la connotazione giuridica dell’omicidio premeditato e cercato informazioni – anche attraverso agenzie di viaggio - per un eventuale trasferimento all’estero, in Inghilterra o Belize. Sullo stalking: per la procura già da tempo Michele era nel mirino dell’imputato, bersagliato anche sui social. 

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