Un inferno di minacce sui social, Michele tormentato dal killer: «Ma che gli ho fatto? E' impazzito»

Michele Martedì, ucciso a 26 anni da Mattia Rossetti
Michele Martedì, ucciso a 26 anni da Mattia Rossetti
di Stefano Rispoli
3 Minuti di Lettura
Giovedì 10 Dicembre 2020, 03:50

ANCONA - Non si dà pace la famiglia di Michele. La rabbia e la sete di giustizia si mescolano a un senso di impotenza e al dubbio che si sarebbe potuto far qualcosa per evitare una tragedia immane. «Te l’avevo detto di non uscire» gridava mamma Patrizia mentre piangeva con gli occhi fissi sul corpo del figlio trafitto da una scarica di coltellate. Se lo sentiva che sarebbe successo qualcosa di terribile. 

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Il giorno prima la polizia era stata a casa dei Martedì per avvertirli: «Mattia Rossetti sta cercando suo figlio, dice che vuole fargli del male, state attenti». La mattina dopo, Michele è uscito e non è più tornato per pranzo. Nel parco sotto casa è stato sorpreso alle spalle e assassinato brutalmente dall’amico che lo odiava senza un perché. Michele sapeva di essere in pericolo. Era preoccupato, sì, ma fino a un certo punto. Non poteva immaginare che Mattia, ex compagno di scuola, avesse davvero progetti omicidi. La sera prima ne aveva parlato con gli amici durante un aperitivo al porto. 

«C’è questo ragazzo che continua a minacciarmi su Instagram», si è confidato con loro. «Non so cosa vuole, io non gli ho fatto niente, è impazzito: adesso si è inventato che gli devo dei soldi». Era così insistente che si è visto costretto a bloccare il suo contatto. Poi ha aggiunto che ce l’aveva con lui per una fantomatica ragazza che gli avrebbe soffiato: una storia che risalirebbe addirittura a una decina d’anni fa, quando i due erano ancora minorenni, ma che non lo riguardava direttamente. Nella mente confusa del killer, era stato lui a tradirlo. Lo definisce «un infame» nel video choc pubblicato su Facebook: per questo voleva eliminarlo. Un rancore che collima con la frase sussurrata ai carabinieri al momento dell’arresto: «Dovevo vendicarmi». Una vendetta apparentemente passionale, al netto della condizione psichica del killer che sarà un perito a valutare, ma alimentata anche da un’altra frustrazione: Mattia accusava Michele di aver convinto i genitori a mandarlo in cura da uno psicanalista. Lo dice apertamente nel filmato delirante: «Non potevo menarlo perché poi chiamava mia madre, mi hanno portato in ricovero». Ma evidentemente le cure a cui si è sottoposto non sono bastate a frenare la sua furia omicida. 

«Mi cerca, s’è intrippato, ma io non gli ho fatto niente: quello è matto, ho la coscienza pulita» ha ripetuto agli amici fino al giorno prima di essere assassinato.

Nessuno saprà mai fino a che punto il parrucchiere 26enne temesse davvero per la sua incolumità. L’unica denuncia a carico del killer è quella di una ragazza (di cui scriviamo a parte) che sarebbe stata aggredita da lui senza motivo, fuori da una discoteca, nel novembre 2019. Non l’unico episodio di violenza: Michele, secondo quanto confermato dai suoi familiari, sarebbe stato picchiato alcuni mesi fa dal rivale nel parco del Pinocchio. Scoppiò una rissa che coinvolse altri amici del ragazzo. Arrivò la polizia per sedarla. I presenti furono tutti identificati, ma non scattarono denunce da parte della famiglia di Michele. 

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