L’odissea di Silvestrelli, ex presidente Anffas: «Costretto a separarmi da mia figlia disabile»

L’odissea di Silvestrelli, ex presidente Anffas: «Costretto a separarmi da mia figlia disabile»
di Claudio Comirato
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Lunedì 15 Novembre 2021, 08:55

ANCONA - Prima si dimenticano di inoltrare una pratica in Regione, poi nel giro di poco tempo costringono una famiglia a privarsi di una disabile per non perdere la priorità acquisita in graduatoria. A raccontare l’odissea da vittima di mala burocrazia, che in questo caso fa ancora più male perché infierisce su una donna in difficoltà, è Ernesto Silvestrelli 82 anni ex presidente dell’Anffas Associazione Nazionale Famiglie di Persone con disabilità intellettiva e/o relazionale. Ernesto è il papà di Sabrina, una 40enne costretta a vivere in salita perché affetta da una serie di problemi. 

 
Il racconto 
E si sfoga: «Io e mia figlia viviamo insieme, mia moglie è morta tempo addietro e per garantire un futuro a Sabrina in accordo con il Comune di Ancona abbiamo deciso di aderire al “Progetto unità indipendente”. Si tratta di un’ iniziativa promossa dalla Regione Marche con il sostegno del Comune. Continua a spiegare Silvestrelli: «Essendo proprietario dell’abitazione, un domani che non ci sarò più Sabrina potrà rimanere in questa casa dove verrà seguita da una serie di operatori sociali. Questa è la mia più grande preoccupazione, anche per il fatto che non godo di ottima salute e vorrei chiedere gli occhi senza pensieri dopo una vita di sacrifici ma garantendo anche un minimo di futuro a mia figlia». Un progetto, quello redatto dalla Regione, che prevedeva anche una serie di incontri con lo psicologo. Cosa che Ernesto Silvestrelli ha puntualmente fatto a Borghetto di Monte San Vito. Ma qualcosa non è andato per il verso giusto, come racconta lo stesso Silvestrelli: «Questo percorso è iniziato tre anni fa ma ad un certo punto mi sono informato in Regione per sapere a che punto fosse la pratica e mi hanno detto che non era stata presentata nessuna domanda». Ma le brutte sorprese non sono finite certo qui, purtroppo. Al danno si è aggiunta anche la beffa per padre e figlia, come se non bastassero gli ostacoli frapposti dal destino al loro percorso di vita quotidiano. 
Il Comune ha inserito Sabrina in una lista di attesa per entrare in una casa protetta: «Nei giorni scorsi – conferma lo stesso Silvestrelli – è arrivata una lettera in cui mi è stato comunicato che Sabrina è stata ammessa in una struttura protetta e la cosa doveva avvenire entro la giornata di venerdì 5 novembre. In caso di mancata presentazione senza un giustificato motivo mia figlia sarebbe andata a perdere la posizione acquisita in graduatoria. Mi hanno messo con le spalle al muro, ma questa non è la soluzione al nostro problema». 
Continua: «Avevo chiesto tramite la Regione un’assistenza domiciliare che sarebbe costata pure meno alla collettività e invece mi viene imposta la separazione da Sabrina che può rimanere in questa casa ma ha solo bisogno di aiuto per le faccende domestiche e il vivere quotidiano. Certe lettere ma soprattutto certi toni poco si addicono al dramma che le famiglie come la mia è costretta a vivere ogni giorno».

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