Ancona, un nuovo guaio giudiziario per Busco. Il re dell’Extasy accusato di bancarotta

Ancona, un nuovo guaio giudiziario per Busco. Il re dell’Extasy accusato di bancarotta
Ancona, un nuovo guaio giudiziario per Busco. Il re dell’Extasy accusato di bancarotta
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Venerdì 9 Giugno 2023, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 15:13

ANCONA Nuovo ostacolo giudiziario per Roberto Busco, l’imprenditore protagonista di oltre un decennio di contenziosi con il Comune di Ancona per la vicenda del centro Extasi della Baraccola, non più operativo dal 2012 dopo una doppia ordinanza di chiusura. Il 74enne è finito a giudizio davanti al collegio penale con l’accusa di bancarotta per distrazione. Per la procura avrebbe fatto confluire l’immobile di via Scataglini all’interno della società Dedoma srl, di cui era legale rappresentante, distraendolo dalla Delta Italy srl, dichiarata poi fallita nel tribunale nel maggio del 2015. Della Delta, Busco risultava essere amministratore. 


La perdita di patrimonio

Tale passaggio, contestato dalla procura, sarebbe stato eseguito nell’ambito di un’operazione di scissione societaria, determinando alla Delta una perdita di patrimonio netto del valore di quasi un milione e mezzo di euro.

L’immobile al centro della distrazione, all’epoca valeva 6 milioni e mezzo. Ieri, l’imprenditore - difeso dall’avvocato Guerrino Ortini - avrebbe dovuto testimoniare e dare la sua versione dei fatti, ma l’udienza è stata rinviata al prossimo giovedì. poiché in aula mancava la presidente del collegio penale. La Delta era stata dichiarata fallita con un passivo da 200mila euro. Per la difesa, non ci sarebbe stata alcuna operazione fraudolenta. Il trasferimento dell’Extasy da una società all’altra era stato perpetrato poiché la Dedoma era capitalizzata e rappresentava una garanzia importante per l’impero imprenditoriale di Busco, all’epoca in piena espansione. 

Gli ostacoli

La Delta, invece, si era impegnata principalmente in dei progetti nel sud Italia, che in un primo momento sarebbero dovuti essere finanziati addirittura dalla Regione Puglia. Finanziamenti poi non arrivati nelle mani di Busco. Nel 2012, poi, ecco l’inizio dell’incubo con la chiusura del centro Extasy e la perdita di un’importante fonte di guadagno. Erano state due ordinanze comunali, una di luglio e l’altra di ottobre, a portare i sigilli al mega plesso di via Scataglini, composto da centro fitness, piscine e varie attività commerciali. Il Comune contestava presunte irregolarità, tra cui quella che il capannone lavorasse come un centro commerciale pur non avendo le autorizzazioni previste. Sono passati 11 anni dalla chiusura. 

I procedimenti in piedi

È ancora in piedi al Consiglio di Stato la richiesta da 11 milioni inoltrata da Busco al Comune per i danni legati alla chiusura dell’Extasi. La scorsa estate, il Tar ha bocciato l’istanza risarcitoria, ma l’imprenditore ha fatto ricorso. Come ha fatto ricorso contro la decisione della Commissione Tributaria che lo ha condannato a versare al Comune circa mezzo milione per l’Imu non pagata sul capannone dismesso. Il ricorso è pendente. 

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