Ancona, nodo-rifugiati. I paletti della Capogrossi: «L’Ostello è senza i requisiti di agibilità»

Ancona, nodo-rifugiati. I paletti della Capogrossi: «L Ostello è senza i requisiti di agibilità» (nella foto l'Ostello della Gioventù)
Ancona, nodo-rifugiati. I paletti della Capogrossi: «L’Ostello è senza i requisiti di agibilità» (nella foto l'Ostello della Gioventù)
di Maria Cristina Benedetti
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Sabato 22 Ottobre 2022, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 07:51

ANCONA Non si tira indietro, Emma Capogrossi. «Se avessi potuto mettere a disposizione l’Ostello della Gioventù di via Lamaticci ad Ancona l’avrei fatto subito. All’istante». L’assessore dorico ai Servizi sociali entra nel batti&ribatti della mancanza di alloggi per sistemare i richiedenti asilo. Lo ribadisce: «L’avrei fatto subito, ma a quella struttura da 30 posti letto mancano i requisiti di agibilità, le certificazioni per la sicurezza sismica e quelle per l’anti-incendio». Passaggi tecnici, dice lei, che sono elementi d’una trama involuta: «Quel complesso - ricorda - è parte di uno stabile abitato da privati cittadini, quindi i tempi per metterlo in regola si allungano. A dismisura». Torna a battere su un punto, rovente: «Nel caso, quel ricovero, l’avrei usato anche per ciò che riguarda le mie competenze». Le ricorda: i senza fissa dimora e i migranti.

L’azione

Non ridimensiona l’appello lanciato dal prefetto Darco Pellos - «chi ha alloggi disponibili accolga i richiedenti asilo» - piuttosto riordina i fattori, l’assessore. Codifica i piani d’azione che dovrebbero garantire accoglienza e dignità a chi in Italia, e nelle Marche, arriva in cerca d’un riscatto sociale. Soprattutto umano. Invita a ripassare le cifre, che scorrono sulla pelle viva: sono 195 i rifugiati sistemati nel capoluogo, nelle strutture di competenza della Prefettura, e 927 in tutta la provincia, compresi i molti ucraini in fuga dalla guerra.

Vengono accolti in appartamenti, disposti in varie zone doriche, con progetti finanziati dal ministero dell’Interno. Chi resta tagliato fuori da questo percorso di civiltà e solidarietà, per mancanza di case sul mercato, finisce in strada. All’ex Stazione marittima, al porto, sono una ventina i somali, in giro per la città si contano una quarantina di pakistani.

Le sistemazioni

Riprende il filo del ragionamento, la Capogrossi. «Noi come Comune siamo responsabili dei senza fissa dimora. Venti sono alla pensione Cantiani, a Vallemiano: la gestione è diretta, garantita dai nostri servizi, e paghiamo l’affitto». Una sistemazione che è l’alternativa alla soluzione dell’ex Benincasa, degradato e in zona frana. «Altri otto uomini vivono in coabitazione». Sempre per rispettare il proprio campo d’azione, l’assessore ricorda i 110 migranti ai quali offre ospitalità: 68 tra adulti e nuclei familiari sono in alloggi dedicati, affidati all’impegno delle cooperative, 42 minori sono in comunità socio-educative. Esorta: «A ognuno le proprie competenze. Noi per onorare le nostre sul fronte dei senza fissa dimora spendiamo 160mila euro all’anno. I costi per i migranti sono coperti da fondi del Viminale: parliamo di oltre 1 milione». Il prezzo dei moti del cuore.

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