Ancona, muore dopo l'operazione
alla tiroide, la famiglia vuol vederci chiaro

Ancona, muore dopo l'operazione alla tiroide, la famiglia vuol vederci chiaro
di Federica Serfilippi
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Venerdì 30 Agosto 2019, 10:24
ANCONA - «Dopo l’asportazione della tiroide, mio figlio è stato portato in Rianimazione. Doveva starci solo una notte per recuperare dall’intervento e poi andare in reparto. Invece, da quel letto, non si è più mosso». Le speranze per tenere in vita Maycons Ernesto Caso Cueva, 33enne peruviano residente ad Ancona, si sono spente ieri pomeriggio all’ospedale di Torrette, quando i medici – vista l’assenza di attività cerebrale - hanno iniziato attorno alle 16 gli accertamenti della durata di sei ore per decretare la morte del paziente. Maycons era in coma da quasi una settimana. 



La tragedia ha spinto i familiari del 33enne e il padre, Victor Raymundo Caso Vega, in una spirale di disperazione e dolore alimentata dalla ricerca della verità: «Voglio sapere cosa è successo e se qualcosa è andato storto. Voglio capire perché abbiamo vissuto questo incubo». Victor ha già dato mandato agli avvocati Marco e Luca Polita di seguire il caso per capire il motivo per cui Maycons, magazziniere in una ditta della Baraccola, è morto dopo aver subito un’operazione che sembrava essere perfettamente riuscita. Il 33enne - che soffriva di ipotiroidismo - è stato operato il 22 agosto. «Dopo l’intervento – racconta Victor – l’hanno portato temporaneamente in Rianimazione. Stava bene, tanto che mi ha chiesto di portargli le cuffiette del cellulare. Alla sera, io e mia moglie siamo tornati a casa tranquilli, anche perché i medici avevano detto che il giorno seguente avrebbe lasciato la Rianimazione».
 
La mattina dopo, Victor è andato a Torrette prima del lavoro. «Attorno alle 7.10, era sveglio – racconta il padre di Maycons – ma con i gesti mi ha fatto capire che non respirava bene. Ho pensato al gonfiore post operatorio. L’ho salutato e ho lasciato l’ospedale. Ho fatto in tempo ad iniziare il lavoro che mia moglie mi ha chiamato piangendo: nostro figlio stava male. Alle 7.30 c’era stato un arresto cardiaco, dovuto probabilmente a un’emorragia interna al livello della gola. Ecco, forse, perché respirava male. È stato troppo tempo senza ossigeno al cervello, più di mezz’ora. I medici gli hanno praticato la tracheotomia e l’hanno intubato. È entrato in coma». Il 33enne non si è più risvegliato. L’agonia è terminata ieri pomeriggio dopo sei giorni in cui le speranze di poter assistere a un miracolo si sono affievolite ogni instante di più. Ieri pomeriggio, i familiari del 33enne hanno presentato un esposto ai carabinieri da far arrivare in procura che, molto probabilmente, aprirà un fascicolo per fare luce sul decesso. L’autopsia è già stata disposta della stessa direzione sanitaria: è fissata per oggi alle 15,30. «Non contesto l’esito dell’operazione, anche perché mio figlio stava bene nelle ore immediatamente successive, quanto che nessuno abbia fatto caso alla difficoltà di respirazione che aveva la mattina in cui è entrato in coma. Come possono succedere queste cose? Ho chiamato due avvocati per seguire il caso perché non voglio che altre famiglie vivano il nostro incubo. Mia figlia, per il dolore, ha perso il bimbo che portava in grembo».
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