Multa al pullman per vendicare il marito esonerato. La poliziotta: «Ho fatto solo il mio lavoro»

Multa al pullman per vendicare il marito esonerato. La poliziotta: «Ho fatto solo il mio lavoro»
Multa al pullman per vendicare il marito esonerato. La poliziotta: «Ho fatto solo il mio lavoro»
di Sabrina Marinelli
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Sabato 30 Ottobre 2021, 04:35 - Ultimo aggiornamento: 16:06

ANCONA -  Vuole essere reintegrata nella polizia stradale di Senigallia l’assistente capo trasferita a seguito di un provvedimento disciplinare. E’ stata sospesa per quattro mesi e poi trasferita in un’altra provincia perché avrebbe fatto multare il conducente dell’autobus di una squadra di calcio, che aveva appena esonerato il marito da allenatore, per vendicarlo.


Accusa che rigetta. «Ho fatto solo il mio lavoro – si è difesa – verificando una segnalazione».

Il fatto che fosse arrivata dal marito non faceva alcuna differenza. Nel provvedimento disciplinare le è stato però contestato il modo in cui è avvenuto e la finalità del controllo. La polizia di Ancona stava infatti ascoltando le conversazioni telefoniche del marito, ispettore del Commissariato, indagato e poi processato per altri motivi. In una di quelle telefonate gli agenti hanno sentito il poliziotto dire che gliel’avrebbe fatta pagare alla squadra per averlo mandato e da quel momento la moglie, che organizzava i servizi esterni della Polstrada avrebbe chiesto alle pattuglie di prestare attenzione alle trasferte delle squadre di calcio. Il pullman in questione è stato fermato più volte e, in un’occasione, è stata rilevata un’infrazione. Una pattuglia della Stradale ha fermato il mezzo, partito da Senigallia e diretto a Jesi, in una piazzola lungo il tragitto. Dal controllo è emersa un’irregolarità subito sanzionata.

Per la Questura di Ancona una vendetta per un torto subito dal coniuge. La poliziotta però ha spiegato che si trattava di una segnalazione risultata oltretutto attendibile perché una sanzione amministrativa è stata elevata. E’ stata comunque sospesa e trasferita. Tramite i suoi legali, gli avvocati Daniela Brina e Maurizio Discepolo, ha impugnato il provvedimento ma il Tar ha rigettato il ricorso, ritenendolo motivato. «Stiamo valutando se fare appello alla sentenza del Tar – spiega l’avvocato Daniela Brina – perché la mia assistita vorrebbe tornare a lavorare a Senigallia. Lei si è difesa dicendo che stava facendo solo il suo lavoro e come spesso accade, dopo aver ricevuto una segnalazione, è stato disposto un controllo. E’ stato un collega materialmente a fare la sanzione, non lei. Nessuna ritorsione quindi ma un controllo come tanti fatto a seguito di una segnalazione». Riguardo alla sanzione l’avvocato precisa. «Non è stata contestata la violazione al Codice della strada c’è stata davvero e la multa era legittima». Quello che la Questura contesta è solo il metodo. 


Nel provvedimento disciplinare, confermato dal Tar, precisa che i controlli, perché non si è trattato di un episodio isolato, sarebbero stati svolti «per finalità avulse dal servizio anche attraverso deviazioni dall’ordinaria attività di pattugliamento e dall’itinerario di servizio programmato». Per il Tar l’intento era «ritorsivo nei confronti della società sportiva che aveva esonerato il coniuge dal ruolo di allenatore». Per incompatibilità ambientale è stata quindi trasferita presso un’altra Questura ma lei vorrebbe riavere il vecchio posto di lavoro anche perché, a livello pratico, dover lavorare lontana da casa le crea molti disagi.

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