Ancona, movida molesta? No, spedizione punitiva contro i fidanzatini che sfidano la baby gang

Ancona, movida molesta? No, spedizione punitiva contro i fidanzatini che sfidano la baby gang
Ancona, movida molesta? No, spedizione punitiva contro i fidanzatini che sfidano la baby gang
di Lorenzo Sconocchini
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Mercoledì 17 Giugno 2020, 04:45 - Ultimo aggiornamento: 8 Marzo, 01:01

ANCONA - Altro che rissa tra ragazzi ubriachi. Altro che sindrome da post-lockdown, in cui i più giovani si sfogano dopo tre mesi di clausura. Quella andata in scena in piazza del Papa la notte del 30 maggio scorso è stata una vera e propria spedizione punitiva, organizzata da una baby-gang che spadroneggia da tempo nei luoghi di ritrovo dei più giovani, cercando pretesti per picchiare alla cieca e taglieggiando i più deboli con richieste di soldi e sigarette.



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Volevano punire una coppia di fidanzatini che avevano osato ribellarsi alla legge del branco, denunciando in questura un’aggressione avvenuta nove mesi prima al porto antico, durante la Notte Bianca del 7 settembre 2019. Dopo aver spaccato le costole a Claudio, chiamiamolo con un nome inventato, la banda di balordi, 11 maschi tra i 15 e i 18 anni, s’era vantata dell’impresa su Instagram postando una storia. 
 
Claudio quella sera era al porto antico per il concerto dei Subsonica con la fidanzata, una studentessa della stessa età. Ebbero la sfortuna di imbattersi nella baby-gang, vogliosa di menare le mani anche per l’onta subita due ore prima in corso Garibaldi, dove i bulli avevano circondato un ragazzino di 15 anni, afferrandolo al collo, ma s’erano dovuti ritirare per la reazione della mamma dell’adolescente, cintura nera di karate. Claudio e la fidanzata vennero agganciati all’altezza della Polizia di frontiera con la solita tecnica. Una spallata al malcapitato, quello si azzarda a protestare timidamente («che modi sono...»), il branco lo accerchia iniziando a spintonarlo. Angelica, altro nome inventato, era intervenuta in difesa del fidanzato («ma siete matti? lasciateci in pace») ma era finita a terra per una spallata, prima che la banda si accanisse su Claudio, steso da calci e pugni. Accorsero dei passanti e la banda scappò. «Siete 11 contro uno, vergognatevi», gli urlava dietro una testimone.
L’esibizione della preda
La notte stessa qualcuno della baby-gang non seppe resistere alla tentazione di esibire sui social una storia. «Se partivamo in 11 te lo assicuro che non avresti avuto solo quei segni». Proprio grazie a Instagram i genitori dei ragazzi aggrediti riuscirono a fare una denuncia circostanziata, allegando un referto del pronto soccorso di 30 giorni per Claudio (fratture al costato) e uno di 5 per la ragazza (contusioni al ginocchio). La Squadra mobile cominciò a ricostruire le imprese della banda, trovando i primi nomi di un gruppo di ragazzi, soprattutto italiani, ma anche immigrati di origine albanese e nordafricana. Vennero acquisite le sequenze riprese dalle spycam del porto antico.
Il passaparola
Ma i bulli non aspettano che la giustizia faccia il suo corso. Dopo le prime testimonianze raccolte dalla polizia, vengono a sapere della denuncia e fanno arrivare ai due fidanzati, attraverso amici comuni, un messaggio chiaro: ritiratela o ne prendete ancora. Le famiglie però non cedono al ricatto, anche se per precauzione i due ragazzi non si fanno più vedere in centro. Poi arriva la clausura forzata dell’epidemia, i due fidanzati restano al sicuro nelle loro case, l’indagine della Squadra mobile non gira certo a vuoto. Dopo il 18 maggio, con la fine della serrata, i due fidanzati tornano a vedersi, ma sempre fuori Ancona. Solo il 30 maggio rimettono piede in piazza del Papa con 4 coppie di amici, ma hanno la sfortuna di incrociare due della baby-gang, che avvisano gli altri. «Venite, ci sono quelli della denuncia», sibilano al cellulare. In pochi minuti si raduna la banda al gran completo e per i fidanzati inizia una mezz’ora da incubo. «Te l’avevamo detto che non dovevi tornare, il centro è nostro, non ci devi guardare, non devi alzare la testa», ringhiano in faccia a Claudio, prima di spintonarlo a terra e colpirlo, anche con cinghiate e bottiglie. Il ragazzo prova a difendersi sbracciando, ma viene sopraffatto. Angelica, fisico non certo da lottatrice, si butta sul fidanzato e fa scudo per proteggergli almeno la testa. I bulli non si inteneriscono: le spezzano a calci entrambi i polsi. I fidanzati fuggono in via Bonda, inseguiti dai baby bulli. Uno steward, di quelli ingaggiati dai locali per le misure anti-contagio, interrompe l’aggressione rimediando un calcio, che gli lussa un dito.
Lo scudo umano
«Sei vivo grazie alla tua fidanzata», dicono a Claudio al Pronto soccorso di Torrette, dove il ragazzo ha 20 giorni di prognosi per un trauma cranico, lesioni alla tibia e contusioni ovunque.

Per Angelica la prognosi è di 30 giorni. Ma non è ancora finita, perché dopo una seconda denuncia, continuano ad arrivare minacce. In un messaggio inviato a un amico comune, documentato dallo screen-shot, c’è ancora Claudio nel mirino. «Dammi l’indirizzo, dimmi dove abita perché lo devo ammazzare».

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