L’addio a Marco Morico, signore del teatro: fondò l’Amat e lo Stabile delle Marche. Le sue ceneri disperse nel mare che amava

L addio a Marco Morico, signore del teatro: fondò l Amat e lo Stabile delle Marche. Le sue ceneri disperse nel mare che amava
L’addio a Marco Morico, signore del teatro: fondò l’Amat e lo Stabile delle Marche. Le sue ceneri disperse nel mare che amava
di Lucilla Niccolini
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Lunedì 20 Dicembre 2021, 01:45 - Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 08:17

ANCONA - Schivo, riservato, ironico, Marco Morico se n’è andato in sordina, a 73 anni, nella sua casa di via Oddo di Biagio, stringendo con le dita lunghe e sottili la mano dell’amata Antonella. È lei a darne l’annuncio, su Fb, con una foto scattata al mare: “Ciao. A un tratto si era reso conto che un uomo che va al fondo della cose non diventerà mai un vecchio dai capelli bianchi, mite e amato da tutti". E lascia attoniti tutti quelli che l’hanno conosciuto, molti dei quali neanche sapevano dell’aggravarsi del male, che l’aveva colpito pochi mesi fa.

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L’eterno ragazzo
La moglie, fedele al mandato del suo “ragazzo”, con la figlia Marta ne ha disposto la cremazione, e nessun rito funebre. «... a primavera faremo una gita in barca per disperderne le ceneri». Low profile, a bassa voce, come tutto nella sua vita. L’eleganza, l’aveva ereditata dal padre Gino, proprietario, con la moglie Stellina, di un negozio di “abbigliamento di classe” in corso Garibaldi. Terzogenito, dopo Nadia e Riccardo, quest’ultimo scomparso qualche anno fa, da adolescente svettava per la sua altezza tra i compagni di scuola, al Rinaldini, sezione D, quella dei progressisti, e tra gli amici del muretto, a piazza Diaz. Da adulto, dopo l’università a Milano, sessantottino volontario nel Belice al fianco dei terremotati, fa un anno “sabbatico” a Pisa. Di nuovo ad Ancona, si fa notare per le capacità ideative e organizzative: diplomatico, mediatore nato, sapeva con poche parole, garbate ma energiche, convogliare l’interesse e la partecipazione dei concittadini. Aveva cominciato da bambino quando, alla parrocchia del Sacramento, aveva aiutato don Carlo Rabini a sbaraccare il seminterrato dell’oratorio, per farne un piccolo cinema e sale di svago. Poi, al liceo, aveva fondato, con i compagni di scuola, il circolo Giovani per il Terzo Mondo, che alla redenzione dell’umanità anteponeva il doposcuola per i bambini di Vallemiano. E da grande, è riuscito a disegnare un volto nuovo della cultura anconetana.
Amico e sodale di Roberto Cimetta, conosciuto alla piscina del Passetto, è stato capace di inventare e consolidare tante iniziative, dalla Ciancianella, circolo amatoriale, fucina di idee a piazza San Francesco, all’Amat. L’ultima delle sue creazioni è stata Vista Mare, per rilanciare l’integrazione tra la città e il suo porto, chiedendo l’abolizione delle reti di sbarramento alle banchine. «Prima di andarmene – diceva, con un sorriso amaro, qualche anno fa, dopo aver lasciato Vista Mare - mi sarebbe piaciuto fare ancora qualcosa di utile per la mia città». Affiancato sempre dalla sua Antonella, che dava grazia grafica alle sue idee, ha convogliato su Ancona l’interesse di tanti protagonisti, a cominciare da Valeria Moriconi, l’attrice jesina che non ci pensò un secondo, quando Marco glielo chiese, a sostenere la fondazione del Teatro Stabile delle Marche. E che lo affiancò nella riapertura del Teatro alle Cave, al Cònero, e poi, dopo la scomparsa di Franco Enriquez, nella fondazione del Centro in suo onore. 


In Regione
Chiamato dal presidente della Regione Marche, Emidio Massi, a far parte della sua segreteria, ha disegnato una stagione viva e fertile di iniziative di spettacolo per il territorio.

Di carattere mite e riflessivo, dava raramente sfogo alla naturale insofferenza per l’immobilismo della burocrazia, al conservatorismo del benpensanti, alla borghese mancanza di fantasia. E sapeva disinnescare le polemiche gratuite, capace di riportare ogni discussione, col ragionamento pacato, entro confini accettabili. «Porta via con sé – sospira alla notizia Antonio Luccarini - una parte preziosa della nostra vita”. 


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