ANCONA - «Non era mia intenzione fare del male». Ha detto in aula al gip Carlo Masini, il poliziotto Alessandro Giordano in stato di fermo per aver sparato al 21enne Nicolò Giommi. «Il primo colpo sparato in aria, il secondo è partito per sbaglio. Sono stato aggredito», ha chiarito l'agente accusato di tentato omicidio aggravato. Il gip del tribunale di Ancona si è riservato sia sulla convalida del fermo che sulla misura cautelare. È difeso dagli avvocati Marco Chiarugi e Paolo Campanati. Jeans e giubbino blu, il poliziotto si è presentato in aula con il volto tumefatto e un collarino. Secondo gli inquirenti voleva ucciderlo di proposito: per questo, secondo gli inquirenti, avrebbe teso una trappola a lui e ai suoi amici. Li avrebbe istigati e provocati, di persona e poi con telefonate e messaggi, dando loro appuntamento sotto casa sua. «Venite qua se avete il coraggio, vi ammazzo tutti».
Stando ai primi riscontri emersi dalle analisi ematiche e tossicologiche eseguite all’ospedale, sarebbe stato sotto l’effetto dell’alcol e della cocaina, mentre ordiva quello che, per gli investigatori, era un agguato bell’e buono.
Gli accertamenti
Per la procura, Giordano voleva uccidere il 21enne: per questo gli viene contestato il tentato omicidio con l’aggravante della premeditazione che sarebbe giustificata, appunto, da una fitta rete di sms e telefonate con cui avrebbe cercato la resa dei conti (il suo cellulare è stato sequestrato insieme ai vestiti che indossava). Non era lucido quando ha sparato, sostengono gli 007 della questura dorica che indagano sul loro ex collega attualmente in servizio al commissariato di Civitanova: la conferma arriverebbe dalla positività ad alcol e droga che sarebbe emersa dai primi accertamenti clinici. Il che spiegherebbe l’esuberanza con cui si sarebbe presentato al Nyx sabato notte, dopo una giornata passata in un bar e al ristorante a festeggiare un compleanno: in discoteca ha avuto un’accesa discussione con Nicolò e i suoi amici, sono volati insulti e spintoni, ma grazie all’intervento tempestivo della security si è evitato lo scontro. Mentre veniva allontanato, il poliziotto avrebbe continuato a fomentare il gruppetto di ventenni, invitandoli ad un secondo scontro.
Giordano sarebbe tornato a casa per prendere la sua pistola d’ordinanza e poi avrebbe aspettato in strada, in via Flavia, l’arrivo della comitiva, attorno alle 4,30. Una resa dei conti finita nel sangue. Dalla Beretta del poliziotto sono partiti due proiettili calibro 9x21, uno sparato in aria, l’altro contro Nicolò. Agli ex colleghi che l’hanno interrogato, l’agente - che era già stato sospeso per un anno nel 2016 per problemi legati all’uso di stupefacenti per poi essere riabilitato e trasferito da Ancona a L’Aquila e poi a Civitanova a seguito di un procedimento disciplinare - ha sostanzialmente spiegato di aver sparato per difendersi mentre veniva aggredito (dall’ospedale è stato dimesso con una prognosi di 30 giorni), versione che andrà confermata oggi al gip in sede di convalida del fermo. Gli investigatori, invece, sono convinti che abbia aperto il fuoco non appena ha visto scendere dal furgone il gruppetto con cui aveva discusso in discoteca, puntando la pistola contro Nicolò e ferendolo all’inguine, prima di essere disarmato dai suoi amici.
Alla sparatoria in via Flavia ha assistito un amico del poliziotto che aveva trascorso con lui la serata e avrebbe visto tutto senza intervenire (non è indagato). Mentre il 21enne, sanguinante, veniva trasportato dagli amici all’ospedale, l’agente tornava a casa, ferito, con l’arma che poi gli è stata sequestrata. Non avrebbe chiamato i soccorsi: sono stati i poliziotti della Squadra Mobile, arrivati a casa sua intorno alle 6,30 per prelevarlo e portarlo in questura, a chiedere l’intervento di un’ambulanza per farlo visitare al pronto soccorso.