Michele massacrato a coltellate dall'amico, il perito: «Il killer è affetto da un vizio parziale di mente»

Mattia Rossetti, il killer di Michele Martedì
Mattia Rossetti, il killer di Michele Martedì
di Federica Serfilippi
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Mercoledì 16 Giugno 2021, 07:30

ANCONA - La mattina dello scorso 8 dicembre, durante l’agguato commesso in una traversa sterrata di via Maggini, Mattia Rossetti non era completamente in sé. Nel momento in cui uccideva a coltellate il parrucchiere Michele Martedì, il 26enne anconetano era affetto da un parziale vizio di mente, caratterizzato da un disturbo paranoide della personalità.

È quanto emerge dalla perizia psichiatrica depositata nei giorni scorsi dallo specialista Marco Ricci Messori, chiamato in causa dal pm Irene Bilotta per scandagliare la mente del ragazzo recluso in carcere con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dallo stalking. 


Rossetti, prima del delitto, aveva già una storia psichiatrica alle spalle, era stato seguito anche dal Centro di Salute Mentale di Ancona e sottoposto a cure farmacologiche.

La parziale capacità di intendere e di volere al momento dei fatti non invaliderebbe, stando a quanto scritto dal perito, l’ipotesi della premeditazione del reato: l’indagato avrebbe avuto sprazzi di lucidità che gli avrebbero consentito di portare a termine il piano prestabilito nella sua mente: uccidere il 26enne Michele, l’ex compagno di scuola verso cui aveva maturato un’ossessione.

«Mi sentivo preso in giro da Michele, è lui la causa dei miei fallimenti» aveva detto nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Nucleo Investigativo, già nel pomeriggio del 7 dicembre, l’indagato era uscito di casa per andare alla ricerca del parrucchiere e ucciderlo. Ma non lo aveva trovato in via Maggini. 


Ci ha riprovato la mattina successiva, colpendolo alle spalle mentre Michele stava tornando dalla sua famiglia, di ritorno dalla passeggiata con l’amato cane Ares. Era stato ferito con una decina di coltellate, sferrate anche dopo essere caduto a terra. Per quanto riguarda la premeditazione, il pm Irene Bilotta tiene anche conto delle ricerche effettuate dal 26enne nei giorni antecedenti al delitto: si era procurato il coltello e aveva preso informazioni su un possibile trasferimento all’estero, Inghilterra o Belize (paese, quest’ultimo, che non prevede l’estradizione). La perizia ha anche rilevato la capacità di stare a giudizio e la pericolosità sociale insita nell’indagato, a cui lo psichiatra ha diagnosticato «una sindrome da psicosi» sfociata in una «reazione deliroide».

Aspetti rientranti in un «disturbo grave della personalità paranoide» di Rossetti. Il parziale vizio di mente, all’interno dell’eventuale processo, potrebbe valere come un’attenuante. La difesa del 26enne, rappresenta dall’avvocato Francesco Linguiti, è comunque in attesa dalla consulenza psichiatrica di parte che potrebbe divergere dalle conclusioni del perito dalla procura. I familiari della vittima sono assistiti dal legale Alessandro Scaloni. 

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