Ancona, la mamma karateka ferma
i bulli: «Stavano picchiando mio figlio»

Ancona, la mamma karateka ferma i bulli: «Stavano picchiando mio figlio»
di Federica Serfilippi
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Martedì 10 Settembre 2019, 06:30 - Ultimo aggiornamento: 09:21

ANCONA «Stavo aspettando che mio figlio finisse il giro con i suoi amici alla Notte Bianca. Mentre stavo passando nei pressi di un negozio di calzature, l’ho visto. Il suo gruppetto stava discutendo con un’altra comitiva. Non gli ho dato peso, ma a un certo punto mi sono girata e ho visto un ragazzino che stava per mettere le mani al collo di mio figlio. L’intenzione era probabilmente quella di afferrarlo per poi colpirlo con una testata. Sono corsa e l’ho bloccato in tempo, facendo leva anche sulla mia esperienza di karateka. Alla fine, è fuggito assieme alla sua combriccola».

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Sono le parole di una mamma anconetana di 38 anni che raccontano l’episodio accaduto poco dopo le 22 di sabato, lungo corso Garibaldi, quando i festeggiamenti per la Notte Bianca erano in pieno fermento. A scontrarsi, almeno verbalmente, sono stati due gruppi distinti di minorenni: da una parte c’erano cinque ragazzini di 15 anni (tra cui il figlio della 38enne), dall’altra la comitiva composta da almeno otto giovani di età compresa presumibilmente tra i 14 e i 16 anni.
 
arebbe stata quest’ultima fazione a fermare all’improvviso il viavai per il corso del quintetto di minorenni. Uno sguardo di troppo e dei trascorsi passati avrebbero fatto accendere la mischia in mezzo allo struscio serale. «Poco dopo Ferragosto – racconta la donna – un amico di mio figlio, che era presente con lui al fatto della Notte Bianca, è stato aggredito con un pugno in pieno volto mentre si trovava in centro». A scagliarlo sarebbe stato proprio uno dei componenti della gang di bulletti entrata in azione sabato scorso, un ragazzino diverso però da quello che ha affrontato il figlio 15enne della karateka, terzo dan di cintura nera e una vita passata nelle palestre ad allenarsi. «Tutto è accaduto verso le 22.15 – ricorda la 38enne – e stavo passeggiando per il corso in attesa che arrivasse l’ora per riportare a casa mio figlio dalla Notte Bianca. Per caso, vedo il suo gruppo discutere animatamente con un’altra comitiva da cui sono partiti insulti: “Sei un perdente”, “sei uno sfigato”. Da quanto ho capito successivamente, i bulli provocavano gli altri ragazzi con lo scopo di appartarsi e poi fare a botte. Così, senza un motivo apparente». È stato uno scatto di un minorenne a far piombare sulla scena la 38enne, dipendente di una struttura ospedaliera della città. «Ho notato un ragazzino che stava tendendo le mani al collo di mio figlio con l’intenzione di immobilizzarlo per dargli una testata. Sono corsa e gli ho bloccato un braccio. A quel punto mi è stato detto: “Vai via sennò meno anche te”. A mio figlio, che con conosceva l’aggressore, è stato urlato: “Ti fai difendere dalla mammina?”». Per la 38enne, andare in mezzo alle due comitive, è stato istintivo. «Mi sono trovata da sola in mezzo a una fossa di leoni. I ragazzi che volevano attaccare briga erano furiosi, pieni di ira. Ma sarei intervenuta anche se lì non ci fosse stato mio figlio.

L’avrei fatto comunque. È il mio modo di essere». A disgustarla è stata l’indifferenza delle persone che affollavano il corso. «Si vedeva che tra i due gruppi c’era una situazione di tensione che poteva esplodere da un momento all’altro, ma nessuno che passeggiava lungo corso Garibaldi ha mosso un dito o, comunque, è intervenuto per sedare gli animi. Anche quando ho afferrato il braccio del ragazzino, mi sono trovata sola». 

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