"Convinto di essere il Messia
E' un killer senza rimorsi"

"Convinto di essere il Messia E' un killer senza rimorsi"
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Domenica 17 Maggio 2015, 20:38 - Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 18:41
ANCONA - “Luca Giustini era convinto di essere il Messia che avrebbe dovuto salvare il pianeta da una guerra di religioni destinata ad annientare l’umanità. Ha spiegato di aver ucciso la figlia per evitare la fine del mondo”. E’ il drammatico racconto dello psichiatra Marco Ricci Messori, consulente della difesa, che nella sua perizia ha ripercorso le tappe della schizofrenia crescente che per la difesa sarebbe alla base dell’atroce delitto compiuto il 17 agosto 2014 dal ferroviere 35enne. “Pensava di aver acquisito dei superpoteri, in particolare la psicofonia, la capacità di mettersi in contatto con l’Aldilà - spiega lo psichiatra -. Sostiene di aver seguito una guida che in un percorso di evangelizzazione gli dettava appunti, precetti simili a quelli del catechismo: il prevalere del bene sul male, la fraternità, la solidarietà”. Poi, però, quella voce si è rivelata. “Era l’Anticristo che gli chiedeva un sacrificio per salvare il mondo”: uccidere la piccola Alessia, di appena 18 mesi. “Quella voce nella sua testa non solo dava ordini imperativi, ma era capace di influenzare gli occhi, il corpo, i movimenti”. Nel delirio mistico, sarebbe stata proprio la sua “guida” ad indicargli l’arma da usare, un coltello da cucina, per colpire ripetutamente la seconda delle sue figlie, proprio come nel biblico sacrificio di Isacco. Ma stavolta nessun angelo è intervenuto a bloccarlo.

Per quattro volte Giustini ha ripetuto questo racconto ai medici, sempre in modo coerente e puntuale. Mai una lacrima, mai un segnale di cedimento. “E’ come un attore che assiste impassibile a un film di cui è protagonista”: glaciale, impenetrabile, incapace di provare alcun sentimento. Così lo descrive Ricci Messori che condivide in pieno il proscioglimento disposto dal gup. “E’ un uomo totalmente incapace di intendere e di volere” dice del ferroviere che si trova nella casa di cura Villa San Giuseppe ad Ascoli. Dovrà restare tre anni in un istituto psichiatrico, sottoposto a controlli continui. Presto verrà trasferito alla Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) di prossima attivazione a Monte Grimano, nel pesarese. Il suo destino è affidato ai medici che, fra tre anni, dovranno definire il nuovo quadro clinico e stabilire se potrà tornare in libertà.

“Fare previsioni è impossibile - spiega Ricci Messori -. Quella del giudice è un’indicazione di massima. Verrà valutato ogni sei mesi per verificare un recupero di psicopatologia. Giustini è soggetto ad una gravissima crisi psicotica, con un massivo crollo della consapevolezza, che non dà il minimo segno di miglioramento o rientro. I rischi sono due: la ripetizione dell’atto e l’autolesionismo”. L’ultimo colloquio con il papà-omicida risale a un mese fa. “E’ rimasto nella stessa condizione di quando compì quell’orrendo delitto - conclude Ricci Messori -. La prognosi è negativa: è un soggetto socialmente pericoloso e necessita di cure”. E, dunque, potrebbe restare per ben più di tre anni chiuso in un istituto psichiatrico.

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