Donna nuda con una bottiglia in mano, bufera social sulla pubblicità del liquore. La replica: "Sessista io? Non scherziamo"

La pubblicità del liquore
La pubblicità del liquore
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Mercoledì 6 Gennaio 2021, 03:50

NUMANA - Il profilo di una donna nuda in primo piano, dalla vita in giù presa di lato, con la bottiglia di un superalcolico in mano. Sotto la massima che ha fatto insorgere la rete: «Crediamo che il bello, così come il buono, debba essere condiviso». 


A poche ore dal suo lancio, è bufera sui social per la campagna marketing del nuovo liquore prodotto con il ginepro e il corbezzolo del Conero. Troppo maliziosa ed inspirata a stereotipi lesivi della dignità femminile secondo le nuove linee guide di Zuckerberg, che a seguito della protesta avrebbe fatto calare un velo sull’immagine, segnalata su Instagram e tacciata da alcuni di sessismo e cattivo gusto.


«Non era certo nostra intenzione offendere la sensibilità di nessuno, ancor meno delle donne di cui abbiamo il massimo rispetto e la più profonda stima» si difende il 28enne barman, compositore e pianista Loris Spinsante, titolare del brand di superalcolici fondato il 31 dicembre 2019 a Numana, città amministrata dal padre sul finire degli anni Novanta. «L’idea - spiega - nasce da presupposti diversi: ovvero esaltare la bontà di un prodotto, riconosciuto dagli addetti ai lavori e presente sulla carta di ristoranti stellati, con il bello per eccellenza: la figura femminile quale massima espressione artistica della natura.

Quel bello che anche l’arte umana ha sempre celebrato con opere che nulla hanno a che fare con la mercificazione del corpo, piuttosto con la pura ammirazione. Si pensi alla bellezza universale del gluteo della dea Proserpina scolpito dal Bernini». 


La trovata, d’altronde, non è nuova. Anzi, per le molteplici assonanze ricorda la propaganda commerciale della tv catodica, nello specifico quella ad alto tasso alcolico (ed erotico) di una nota azienda meneghina che associava all’etichetta del suo amaro il profilo di una donna sotto la doccia ed un jingle entrato nella storia. Se non originale, il déjà-vu pubblicitario ha comunque avuto un seguito inaspettato. Tra condivisioni, commenti e messaggi privati, l’immagine con il distillato ha sollevato un vero dibattito sui social media. «Se pensate che strumentalizzare il nudo femminile sia un claim fruttuoso siete abbastanza scontati. Potete fare di meglio. Anche perché ultimamente di donne drogate, ubriache e poi abusate è piena la cronaca, quindi la vostra scelta è di dubbio gusto. Forse il bello che dovrebbe emergere è proprio altro», è uno degli appunti ricevuti dal popolo della rete. E ancora: «Senza voler essere bigotto o bacchettone, ma promozionare un liquore utilizzando (per l’ennesima volta) il corpo di una donna nuda, non rende giustizia all’ottima qualità del vostro prodotto».


Spezza invece una lancia a favore, la protagonista dello scatto: «Non sono una modella, svolgo tutt’altra professione - premette la ragazza -. Tuttavia, volendo sposare un progetto imprenditoriale giovane e del territorio, ho accettato di posare per questa pubblicità nella consapevolezza di un risultato che non avrebbe danneggiato l’immagine femminile con doppi sensi o messaggi volgari, e così ritengo sia stato. Fin dai tempi antichi la donna incarna l’ideale di bellezza e non sarà certo un profilo nella penombra un motivo valido per cui indignarsi». Giusto o sbagliato, una cosa è certa: se nella comunicazione pubblicitaria è ancora vivo il principio “L’importante è che se ne parli”, la strategia di marketing ha colpito nel segno. 

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