L’odissea dei pannoloni: lunghe code, tanta burocrazia e cresce la rabbia negli uffici

L’odissea dei pannoloni: lunghe code e rabbia negli uffici
L’odissea dei pannoloni: lunghe code e rabbia negli uffici
di Edoardo Danieli
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Domenica 26 Gennaio 2020, 06:40
ANCONA  - È l’ottava città della provincia di Ancona, poco più piccola di Castelfidardo e molto più popolosa di Chiaravalle. È la città abitata dalle persone che hanno necessità di fare ricorso, per età e per patologia, agli ausili per l’incontinenza, quelli che la vulgata comune chiama pannoloni. In questa condizione ci sono 14mila persone - dato fornito dall’Asur - solo in provincia di Ancona, costrette a portare un fardello, insieme alle loro famiglie, già oneroso per una condizione inabilitante, reso più gravoso dal peso della burocrazia. I pannoloni forniti a chi ne ha necessità, ora, infatti, sono pochi ma soprattutto sono ottenibili solo con forti disagi.

 

L’ultimo caso è quello del cambiamento , all’interno dell’Area vasta 2 il cui territorio coincide con la provincia di Ancona, della distribuzione dei pannoloni: non più in farmacia bensì a domicilio. Ma a monte, il disservizio origina dal numero esiguo di ausili. La normativa nazionale prevede che se ne debbano erogare gratuitamente fino ad un massimo di 120 al mese, nelle Marche, invece, il numero massimo è di 60. E come è stato possibile? «La Regione Marche - spiega Franco Pesaresi, direttore dell’Azienda servizi alla persona dell’Ambito territoriale sociale IX - consapevole del fatto che tale numero massimo è illegittimo ha aggiunto una disposizione per poter dire che comunque rispetta la legge: “Tale limite numerico (60) può essere derogato, sulla base delle condizioni degli assistiti, laddove la prescrizione sia coerente con le esigenze assistenziali del paziente e approvata dal servizio distrettuale competente fino al tetto massimo mensile” indicato dalla legge 716 del 2017)». Che si tratti di un escamotage, se ne rendono conto coloro che fanno la fila agli sportelli e che apprendono che il raddoppio della fornitura - un diritto cioè - diventa una concessione e che va richiesta all’Asur attraverso il medico di famiglia.

Il secondo nodo riguarda invece gli utenti dell’Area vasta 2 dove è entrato in vigore il nuovo servizio della consegna a domicilio, affidato, come spiega l’Asur dopo una gara ad evidenza pubblica alla Serenity di Ortona, al fine di uniformare «i percorsi e la tipologia di prodotti per tutti i pazienti residenti nella regione Marche». Le nuove modalità di erogazione prevedono la fornitura direttamente al domicilio del paziente con cadenza trimestrale, «evitando - spiega l’Asur - agli utenti il passaggio mensile dal medico di famiglia per l’emissione dell’impegnativa, indispensabile per ritirare la fornitura mensile presso le farmacie convenzionate». Il vantaggio, però, è più per l’azienda sanitaria che standardizza il prodotto e riduce i costi piuttosto che per gli utenti e per le loro famiglie che, almeno in questa fase di avvio, sono costretti a fortissimi disagi: i prodotti non sono sempre confacenti alle esigenze dei pazienti; in secondo luogo il tempo richiesto per l’attivazione con il passaggio negli uffici dell’Asur è spesso troppo lungo. L’avvio quindi è stato particolarmente difficile tanto che il termine del primo gennaio da punto di avvio del progetto è diventato l’inizio «della fase di transizione», come dice l’azienda. Due i terminali per lenire i problemi: le farmacie convenzionate e i medici di medicina generale. Le prime «sono state autorizzate a fornire gli ausili ai pazienti che non sono ancora stati contattati dalla ditta aggiudicataria». I secondi «sono stati informati sulle nuove modalità di fornitura e sulla disponibilità del personale degli Uffici protesi a fornire tutte le informazioni all’utenza negli stessi giorni di apertura previsti osservando lo stesso orario».

Basta fare un giro in questi uffici, per rendersi conto di quale mondo dolente sia costretto a confrontarsi con questa burocrazia. Né le rassicurazioni dell’Asur sembrano convincere l’utenza: secondo l’azienda sanitaria, infatti «la ditta ha contattato direttamente gli utenti e ha reso disponibile due numeri verdi per fornire informazioni e chiarimenti ai pazienti». Sul sito della Serenity, però, il numero verde è uno solo (Jesi) e per gli altri due in provincia di Ancona (Fabriano e Senigallia) è scritto «che l’attivazione è in corso». Altro sostegno a disposizione dell’utenza, secondo l’Asur, un infermiere che collabora con gli operatori degli Uffici protesi «per facilitare l’attivazione della procedura di fornitura a domicilio» che per «gran parte dei pazienti» è già attiva, secondo l’azienda sanitaria.

Resta il problema di fondo, la scarsa attenzione per un problema che investe una larga parte della popolazione dagli elevati costi sociali. Osserva ancora Pesaresi: «Manca innanzitutto un criterio unico di valutazione della gravità del disturbo che potrebbe permettere decisioni oggettive sulla distribuzione dei pannoloni anche nel numero massimo previsto dalla legge». Per questo, ritiene che sarebbe necessaria l’adozione di uno strumento di valutazione dell’incontinenza urinaria secondo modalità uniformi (almeno) a livello regionale. «La Regione - è la conclusione di Pesaresi - ha dimezzato il costo per gli ausili per l’incontinenza. Ma è giusto risparmiare, forzando la legge, con gli anziani non autosufficienti?».
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