Ancona, «Gli insulti razzisti? Ho ignorato quel papà ma quanto dolore per l'omertà degli altri»

Ancona, «Gli insulti razzisti? Ho ignorato quel papà ma quanto dolore per l'omertà degli altri»
Ancona, «Gli insulti razzisti? Ho ignorato quel papà ma quanto dolore per l'omertà degli altri»
di Federica Serfilippi
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Mercoledì 2 Novembre 2022, 12:21 - Ultimo aggiornamento: 16:57

ANCONA «Gli insulti razzisti durante il match? Non ho risposto, ho ignorato quel genitore perché volevo essere superiore. Ma sentirli è stato pesante, mi sono sentita gli occhi di tutti addosso. E molti non hanno fatto nulla. L'omertà è peggio del razzismo». Sono le parole della 15enne di colore dell'Ancona Respect, bersagliata domenica pomeriggio fuori dal campo dell'Alma Juventus Fano dove si stava giocando la partita delle under 17. «Mangiabanane, adesso ti sbianco» le sarebbe stato detto dal papà di una giocatrice avversaria. Quelle parole sono state una ferita. «Subire insulti così è pesante, sopratutto in un contesto dove bisognerebbe pensare solo a divertirsi. Ma a volte mi sento quasi rassegnata, perché fin da piccola ho dovuto subire episodi di bullismo per il colore della mia pelle». Sia a scuola: «Alle medie i compagni mi dicevano: fai schifo, ti vorrei menare fino a che non sanguini, devi bruciare tanto che un giorno tornai a casa piangendo da mia madre chiedendole perché non ero nata con la pelle bianca». Sia sui campi di calcio.

I precedenti

Nelle scorse settimane, un altro episodio, ad Ascoli: «Tornatene nel tuo paese, ora ci pensa la Meloni» le avrebbe detto un'avversaria nel corso di un'amichevole. «Come ho reagito? Ho fermato il gioco, mi sono rivolta al suo mister e ho detto che in campo qualcuno stava facendo razzismo.

Poi, in privato, con la ragazza mi sono scusata io, dicendo che mi dispiaceva nel caso le stessi causando qualche disturbo».

E ancora, negli spogliatoi della Jesina, qualche anno fa: «Sei una nera di m...». «Sono tutti episodi - racconta la giocatrice dell'Ancona Respect - che mi hanno segnato. Con la pelle scura ci si sente gli occhi addosso, è come se tu dovessi rispondere a una precisa categoria. Le persone che se la sono presa con me hanno cercato di buttarmi giù tante volte, facendomi sentire diversa per il colore della mia pelle. Hanno cercato di farmi passare per una persona che nella vita non andrà mai da nessuna parte. Ma io mi sono sempre impegnata per dimostrare il contrario. E in questo mi hanno aiutato gli amici che ho trovato alle superiori, che non mi hanno fatto sentire esclusa, e il calcio: mettere i tacchetti è stata una liberazione».

Il messaggio

«A chi insulta dico: smettetevela di prendervela con i più deboli e di essere vigliacchi. Dovete essere aperti agli altri e capire che siamo tutti uguali. E mi chiedo: quel papà di Fano cosa ci ha guadagnato con quelle frasi?».

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