L’inflazione frena: Ancona così si scopre il capoluogo meno caro d’Italia

L inflazione frena: Ancona così si scopre il capoluogo meno caro d Italia
L’inflazione frena: Ancona così si scopre il capoluogo meno caro d’Italia
4 Minuti di Lettura
Venerdì 17 Settembre 2021, 05:05 - Ultimo aggiornamento: 08:48

ANCONA -  La virtuosa Ancona tiene a distanza lo spettro della povertà. Pierpaolo Sediari invita a cogliere le sfumature dei numeri. «La contrazione delle spese è stata generata dalla limitata libertà di movimento, un effetto collaterale del Covid che ha influito sulla mancata propensione agli acquisti». No, è categorico il vicesindaco, assessore alle Politiche economiche, «non è aumentata l’indigenza». Arriva dritto all’anima dei dati Istat sull’inflazione delle regioni, dei capoluoghi e dei comuni con più di 150mila abitanti. Un lungo elenco che l’Unione Nazionale Consumatori ha convertito in graduatoria nazionale.

Sanità Marche, le Aree vaste fuori di 131 milioni. I cinque direttori nel mirino dell'Asur


Beati gli ultimi, il report segue il principio della parabola evangelica.

In testa alla classifica delle più care svetta Bolzano, dove l’inflazione al +2,5% si traduce in una maggiore spesa annua, equivalente in media a 795 euro, dato che schizza a 1.122 euro se il riferimento è una “famiglia a quattro”. Scorrendo le griglie della lista, la dorica chiude al 31esimo posto. Ribaltando la logica che puntella quell’ordine, è la città più virtuosa, con un’inflazione all’1,2% e una spesa aggiuntiva per una famiglia-tipo pari a 272 euro su base annua. Se il rincaro dei dodici mesi è tarato sulla consueta formazione a quattro, la stessa cifra arriva a 362 euro. Dal micro al macro cosmo. La classifica ribadisce il valore della parsimonia anche quando lo spettro d’azione s’allarga alle regioni. Le Marche sono al penultimo posto tra le più care: la crescita dei prezzi del 1,8% implica un rincaro annuo per la famiglia media di 402 euro. Più economica è solo la Sardegna. 


Sediari non subisce i numeri, li interpreta. «Al contenimento dell’inflazione ha contribuito, come è naturale che sia, la frenata dei prezzi, ma anche l’azione del Comune di Ancona che, come altre amministrazioni, ha messo in campo, in questo lungo tempo d’emergenza sanitaria, azioni di sostegno per famiglie e imprese». Lo dimostra con i fatti: «700mila euro stanziati per offrire una riduzione sulla Tari, la tassa sui rifiuti, tramite lo strumento del credito di imposta». Ribadisce, l’assessore, un nota bene per evitare di svilire la virtù. «La contrazione delle spese è stata generata da una libertà limitata di movimento e anche da una accentuata propensione al risparmio e da un’attenuazione delle spese superflue, non certo da un’aumentata povertà». E offre il rovescio della medaglia, sempre in chiave dorica: «Chi in questo momento ha goduto di più degli effetti della ripresa sono stati soprattutto gli operatori balneari». I loro punti di forza erano, e sono ancora, a portata di mano: «Una stagione bellissima e la voglia, o la necessità, di non affrontare viaggi ci ha fatto riscoprire le nostre bellezze. Ancona è ricca di angoli incantevoli». Scrive il teorema, che è un mix di meriti e attrattive, della nuova economia della città.
 


Sobrietà innanzitutto. «Le Marche - è la convinzione di Giovanni Dini, direttore del Centro Studi Cna - e il capoluogo in particolare si pongono tra i territori meno cari anche per effetto della moderazione con cui i commercianti e i produttori locali hanno affrontato questa fase di ripresa». Traccia la rotta: «Non dimentichiamoci che qui sono diffuse produzioni di generi alimentari e di beni per la casa, le cui capacità produttive sono state a lungo assai maggiori rispetto alla domanda, per effetto del lockdown e della cautela dei cittadini orientati al risparmio». Poi, la inverte: «Alla ripartenza, i produttori e i commercianti si sono orientati a mantenere prezzi bassi o moderatamente crescenti, per stimolare la ripresa dei consumi». Nel teorema della nuova economia un corollario spetta di diritto al carattere, scevro da ogni forma di eccesso o di superfluo, delle genti di questa terra. Un altro ancora è dedicato all’export, con la Dorica di nuovo prima tra le province della regione. È sempre l’Istat, su elaborazione dell’Ires Cgil, a decretarlo. Vola la meccanica, boom degli elettrodomestici. Valgono 1,2 miliardi di euro le sue esportazioni nel secondo trimestre 2021. Segnano il pieno recupero dei volumi persi nel 2020, ma anche una crescita del 16% rispetto allo stesso periodo del 2019. Virtuosa Ancona

© RIPRODUZIONE RISERVATA