«L’abbonamento è ok?». Ecco le telefonate cifrate dei funzionari indagati nell'inchiesta su soldi e regali in dogana

«L’abbonamento è ok?». Ecco le telefonate cifrate dei funzionari indagati nell'inchiesta su soldi e regali in dogana
«L’abbonamento è ok?». Ecco le telefonate cifrate dei funzionari indagati nell'inchiesta su soldi e regali in dogana
di Maria Teresa Bianciardi
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Sabato 4 Luglio 2020, 04:50
ANCONA - «Marco aspetta, te passo un amico». La telefonata arriva dal cellulare di Luigi Catalani e dall’altra parte c’è il figlio, ausiliario doganalista al porto di Ancona. L’amico a cui fa riferimento il padre, invece, è Roberto Giuliani, caposervizio dell’ufficio controlli e verifiche della Dogana. Il suo superiore. E la conversazione, intercettata dai Carabinieri del Nucleo operativo di Prato nel dicembre del 2018, prende subito la piega giusta. Infatti Giuliani, dal cellulare di Luigi Catalani, si rivolge all’ausiliario: «Qui c’è un camioncino di tuo padre di erbe secche dall’Albania. Bisognerebbe andare e fare. Capito tutto?». Marco Catalani risponde: «Va bene, ok». E il caposervizio chiude la chiamata caldeggiando l’operazione: «Mi raccomando». 

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Il sistema per aggirare i controlli
Si riassume in questa conversazione cifrata l’attività illecita ricostruita dalla Procura di Ancona e coordinata dal sostituto procuratore Daniele Paci che ha portato alla luce il comportamento illecito di un gruppo di funzionari che apponevano i sigilli doganali su Tir e bisarche per far passare alla frontiera merce di dubbia provenienza trasportata da spedizionieri dell’Europa dell’Est. Quattordici le persone finite sotto inchiesta, a vario titolo, per corruzione, concussione, abuso d’ufficio, falso ideologico, peculato. In cambio i doganalisti ricevevano denaro, regalie e pieni di benzina. Il caposervizio Giuliani, per esempio, attingeva al distributore nelle vicinanze della Dogana in maniera sistematica e a cadenza quindicinale. Prima però si informava: «Sei in regola con l’abbonamento?». 


Le regalie
I rifornimenti di Giuliani sono stati anche immortalati e messi agli atti: si vede il caposervizio della Dogana arrivare in auto al distributore di benzina dopo avere timbrato il cartellino ed essere uscito lasciando l’ufficio scoperto e rientrare dopo una manciata di minuti come niente fosse. Anche il funzionario dell’Area verifiche Giovanni De Leo, faceva i pieni senza tirare fuori il portafoglio, chiedendo anche il pagamento di bollette domestiche e prestiti in denaro che poi non restituiva. E Francesco Mastromatteo, funzionario dello stesso ufficio doganale, con l’incarico di visionare i colli all’interno dei Tir transitanti in porto ometteva le verifiche in cambio regalie, come un treno di ruote per la macchina, una cassettiera, ricambi per l’auto. Intanto Luigi Catalani parlava al telefono con l’autista di una bisarca. «Ciao Luigi... sono l’autista della bisarca...l’altra». «Ciao, dimme». L’autista straniero spiega: «Io aspettare domani ore 8 Auchan Ancona Sud». E Catalani: «Adesso non possiamo fare». «No oggi, domani ore 8». «Lo so ma siamo incasinati, non ce la facciamo adesso. Vediamo, se riusciamo. Dai aspetta lì, parlo con Simone... Ok, va bene. Quante macchine». Una volta avuta la certezza del controllo fuori dall’ufficialità, l’autista risponde: «Dieci macchine, io aspettare Ancona Sud». Ma Luigi Catalani insiste: «Bisogna che vieni vicino a qua ad Ancona. Problema se no, devi venire ad Ancona, qui c’è molta gente seria». Lo rassicura e l’autista ringrazia. «Vieni al porto di Ancona, ok?». «Ok. Grazie». Intercettati pure i contatti tra Luigi Catalani e il doganalista Francesco Mastromatteo. Catalani lo chiama e lui risponde: «Che volete?». «No ero venuto su perché avevamo bisogno di due piombi (i sigilli della dogana, ndr) ... ci abbiamo due T1 dopo. Chiusi dentro, ma... se può avere?». 


Gli incontri in ufficio
Mastromatteo lo invita in ufficio : «Vieni sopra dai. Dove sono? Sono camion? Che sono?». Catalani risponde immediatamente: «Sì, sono due camion sbarcati adè. Ci vuole...». E il funzionario: «Vieni sopra, vieni sopra, dai». Anche il figlio di Luigi Catalani, Marco, lavora alla Dogana di Ancona in qualità di ausiliario ed ha i sigilli nelle sue disponibilità, a cui il padre attinge senza problemi: «Marco dove posso trovare un piombo?». «Forse nel mio cassetto... penultimo... papà... sono in una busta di plastica». Il padre gli domanda: «Ce ne vuole uno? No di più?». Marco risponde: «Sì uno solo». Luigi Catalani chiude la conversazione: «Capto tutto?». E Marco: «Va bene, ciao».
 
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