Il parroco ritira la querela contro il piromane delle chiese: «Mi ha scritto lettere di scuse, sì lo perdono»

Il rogo nella chiesa del Sacramento
Il rogo nella chiesa del Sacramento
di Federica Serfilippi
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Martedì 12 Ottobre 2021, 09:00

ANCONA - «Da quando è stato denunciato, mi avrà scritto più di cinque lettere in cui mi chiede scusa per ciò che ha fatto, allegandomi dei santini. Se voglio ritirare le querele? Si, lo perdono, anche se sono consapevole che il processo andrà avanti». Così don Aldo Pieroni, parroco di Camerano, nel corso dell’udienza dove è imputato il 60enne chiaravallese denunciato dalla questura nel maggio 2018, dopo aver messo sotto scacco per almeno tre mesi (agosto-ottobre 2017) vari luoghi di culto dell’Arcidiocesi.


Tra i reati contestati ci sono il danneggiamento continuato e minacce pluriaggravate dall’aver commesso il fatto contro un ministro di culto della chiesa cattolica e per discriminazione razziale. Il primo reato fa riferimento ai vandalismi di fuoco perpetrati ai danni della chiesa di San Pietro Martire, del Santissimo Sacramento e di Santa Maria della Pietà. Il secondo è in relazione alle missive – con al centro il tema dell’accoglienza riservata ai migranti a scapito degli italiani in difficoltà - indirizzate proprio a don Aldo Pieroni e alle lettere aperte dall’allora vicario generale dell’Arcidiocesi. Nelle precedenti udienze, hanno testimoniato i parroci delle chiese prese di mira, dove era stato appiccato il fuoco ai lenzuolini degli altari. 


Tutti hanno ritirato le querele, inizialmente sporte contro ignoti.

Alcuni preti hanno ricevuto delle lettere di scuse inviate dall’imputato, difeso dall’avvocato Marco Flavio Torelli. Ieri, la stessa linea è stata seguita dal parroco dell’Immacolata Concezione di Camerano, ultimo ad essere ascoltato come testimone, ma prima vittima del 60enne che un tempo lavorava come gestore di un centro pastorale della provincia anconetana. Don Aldo ha fatto riferimento ai rinvenimenti di lettere e pagine di quotidiani ricoperte di «insulti, minacce e blasfemie». Le invettive erano state trovate nella cassetta della posta o sul messale della chiesa. Tra le minacce: «Veniamo nella tua parrocchia, vi diamo fuoco, bastardi, siamo tornati, viva Mussolini, bruciate vivi».

E ancora: «Noi di Forza Nuova (che ha sempre preso le distanze dai fatti, ndr) diamo fuoco pure alla chiesa di Camerano». «Non l’ho mai incontrato personalmente – ha detto don Aldo in udienza – ma nelle lettere mi ha scritto di essere pentito, di aver fatto quello che ha fatto perché pensava che io aiutassi gli stranieri e non gli italiani. Mi ha confidato che fa fatica a vivere, è senza pensione, in una situazione di povertà. Mi ha pregato di ritirare le querele sporte e sono disposto a farlo». Il 13 dicembre la sentenza.

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