Ancona, incendi e minacce fasciste
ai parroci: piromane verso il processo

Ancona, incendi e minacce fasciste ai parroci: piromane verso il processo
di Federica Serfilippi
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Domenica 31 Marzo 2019, 06:15
ANCONA - Per tre mesi avrebbe messo sotto tiro l’Arcidiocesi, prendendo di mira i parroci con una serie di lettere minatorie e azionando una scia di fuoco che aveva danneggiato gli altari di almeno tre chiese, due ad Ancona e una a Varano. Dietro agli atti vandalici e alle missive ci sarebbe stato un certo malcontento provato per le misure di accoglienza riservate ai migranti e la tutela minima – veniva sostenuto negli scritti – per i cittadini italiani. In due occasioni, nelle lettere il riferimento era andato al fascismo e a Mussolini.
  
Le minacce e i raid incendiari erano stati fermati nel maggio dello scorso anno dopo le indagini portate avanti dalla Digos. Le registrazioni delle telecamere fuori dai luoghi di culto danneggiati e il ritrovamento di un’impronta papillare su un foglio inviato alle vittime aveva fatto stringere il cerchio attorno un 58enne residente a Chiaravalle, incensurato e con un passato da gestore di un centro pastorale della provincia anconetana.
 
L’uomo era stato denunciato a piede libero per i fatti accaduti in un lasso di tempo compreso tra agosto 2017 e novembre 2018. Ora, per quegli episodi, il 58enne rischia di finire a processo. La procura ha chiuso le indagini preliminari, contestando all’uomo sei capi di imputazione. Tra i reati formalizzati ci sono il danneggiamento continuato e minacce pluriaggravate dall’aver commesso il fatto contro un ministro di culto della chiesa cattolica e per discriminazione razziale. La prima accusa fa riferimento ai vandalismi perpetrati ai danni della chiesa di San Pietro Martire, dal Santissimo Sacramento e di Santa Maria della Pietà, dove avevano preso fuoco i lenzuoli appoggiati sugli altari. La seconda è in relazione alle missive indirizzate a don Aldo Pieroni, parroco di Camerano, e al vicario generale dell’Arcidiocesi. La prima busta era stata trovata nella cassetta della chiesa dell’Immacolata Concezione di Camerano il 31 agosto 2017. Conteneva articoli di giornale che trattavano l’adesione del Comune al progetto Sprar e all’arrivo imminente dei migranti. Gli insulti a don Aldo erano stati accompagnati da una sua immagine con scritto sopra “morte”. La dose era stata rincarata dieci giorni dopo, con le minaccia «ti diamo fuoco la chiesa». In questo caso, la parola “morte” era stata apposta sopra l’immagine che raffigurava due ragazzi di colore.
 
Il 26 ottobre, la lettera al vicario dell’Arcidiocesi contenente insulti ai preti che osavano aiutare «i necri di m... e marocchini e albanesi» al posto degli italiani. E ancora: «Noi di Forza Nuova (che ha sempre preso le distanze dai fatti, ndr) diamo fuoco pure alla chiesa di Camerano». La chiosa: «Viva Mussolini, avanti un altro, incendio, morte a tutti». Il duce compare anche in un manoscritto inviato il 31 ottobre sempre a don Pieroni: «Veniamo nella tua parrocchia, vi diamo fuoco, bastardi, siamo tornati, viva Mussolini, bruciate vivi». Il primo altare dato alle fiamme era stato quello della chiesa di San Pietro Martire, a Varano. Era il 4 settembre. Poi il 17 ottobre era stata la volta del Sacramento. Ultimo obiettivo, la chiesa delle Palombare. Il 58enne, difeso dall’avvocato Marco Flavio Torelli, ha sempre respinto le accuse.
 
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