Fa un giro con una vongolara ma non è la sua: va a giudizio. A far intervenire la Capitaneria era stato il figlio, proprietario del natante

Fa un giro con una vongolara ma non è la sua: va a giudizio. A far intervenire la Capitaneria era stato il figlio, proprietario del natante
Fa un giro con una vongolara ma non è la sua: va a giudizio. A far intervenire la Capitaneria era stato il figlio, proprietario del natante
di Federica Serfilippi
3 Minuti di Lettura
Martedì 15 Marzo 2022, 08:30

ANCONA  - Senza averne il diritto, aveva preso il comando di una vongolara e l’aveva traghettata dal Mandracchio fino al Passetto. È con questa accusa che è finito a giudizio un pescatore anconetano di 68 anni, denunciato nel luglio del 2018 dopo l’intervento in mare della Capitaneria di Porto. Il gesto, stando a quanto detto in aula da un operatore della Capitaneria, sarebbe stato veicolato da un moto di protesta «contro il Consorzio, a cui poi non è risultato neanche iscritto, per limitazioni che riguardavano la pesca». 

 
L’uomo deve rispondere di un reato previsto dal Codice della navigazione, ovvero usurpazione del comando. Questo perché il nome del 68enne, stando a quanto contestato, non era iscritto nel giornale di bordo come persona adibita alla conduzione della vongolara, pur essendo riconosciuto come marinaio autorizzato. In passato e prima dei fatti contestati, l’imbarcazione era tra l’altro di proprietà dello stesso 68enne, poi passata di mano al figlio. 

Proprio quest’ultimo aveva lanciato l’allarme alla Capitaneria di Porto, «vedendo sul Gps collegato al mio cellulare che l’unità marittima non era più al posto barca» ha detto ieri in udienza il figlio dell’imputato, non sapendo che l’imbarcazione fosse salpata dal molo senza autorizzazione per mano del padre.

Era l’alba del 17 luglio 2018. «Tornando da Sirolo verso Ancona – ha detto il figlio, firmatario della denuncia – sono passato lungo il Conero per vedere dove fosse il peschereccio. Al Passetto l’ho individuato». L’imbarcazione era ferma. A quel punto, dopo aver percorso la scalinata, si è buttato in mare, ha raggiunto una piccola barca e con questa si è portato verso la vongolara. «In quel momento, l’unico autorizzato a portare il peschereccio ero io. Sono salito, ho preso il comando e scortato dalla Capitaneria sono tornato al porto». 


La motovedetta, nel frattempo che il comandante si riappropriasse della nave, aveva ricevuto una seconda segnalazione, partita dal peschereccio, dove oltre all’imputato c’erano altre due persone. Una di queste aveva chiamato per segnalare che l’uomo «si era chiuso nella plancia di comando». All’arrivo del legittimo comandante, il 68enne non aveva fatto resistenza. «Era molto agitato – ha detto il militare della Capitaneria in riferimento all’imputato – ed emanava un forte odore di alcol». Non erano però state fatte rilevazioni oggettive per rilevare la presunta ubriachezza. «Il marinaio aveva rifiutato il trasporto in ospedale». La discussione del processo è fissata al 30 maggio davanti al giudice Lamberto Giusti. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA