Giovanni e l’odissea dei dodici tamponi. L’Asur: «Resti a Milano, lo dice la legge»

Giovanni Formiconi
Giovanni Formiconi
di Andrea Taffi
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Domenica 26 Luglio 2020, 05:35

ANCONA  - L’altro ieri non ci ha visto più dallo sconforto e ha scritto al ministro della Salute, Speranza. Ha affrontato dodici tamponi: uno gli esce negativo e l’altro positivo. O viceversa, tutti così. Quindi nella sostanza è asintomatico e guarito dal Covid ma tecnicamente non si è negativizzato. Deve restare a casa. Peccato che il paziente in questione si trovi a Milano e non possa rientrare nelle Marche. 

Benvenuti nella storia impossibile di Giovanni Formiconi, 23 anni, senigalliese, diploma al Medi, università a Parma, Scienze infermieristiche, il lavoro da Co.co.co a Milano in un ospedale e poi il battesimo del fuoco (Covid-19). Non è assunto a tempo indeterminato, ha tappato i buchi dei colleghi che si ammalavano. Prima di infettarsi aveva lasciato il suo alloggio per trasferirsi in un appartamento con dei colleghi e alleggerire le spese. Il Covid-19 l’ha centrato a metà del guado costringendolo a rimanere nella sua vecchia residenza: dunque, deve mantenere due affitti. E senza poter lavorare. «Mi stanno aiutando i genitori - racconta al telefono da Milano - dopo essersi giocato tutti i risparmi messi da parte nel primo anno di lavoro. Ma così è impossibile andare avanti. Passo le giornate al telefono con gli uffici, rimbalzato da tutti, ho la sensazione netta di essere finito in un girone dantesco». 

 
Il girone dantesco tecnicamente si chiama grigio legislativo: la sanità lombarda lo lascerebbe libero di tornare a Senigallia perché ritenuto ormai con una carica contagiosa vicino allo zero. Ha ragione, andrebbe aiutato. Le Marche non lo vogliono. Ma hanno ragione anche le Marche. Al dipartimento dell’Area Vasta 2 il suo caso è conosciuto nel dettaglio. «Era tornato nelle Marche per il ponte del 2 giugno - dicono dall’Area Vasta 2 - poi è risalito a Milano, malato e ha scoperto di essere positivo. Da allora è in quarantena a Milano. Questa settimana ha provato a tornare a casa a Senigallia. Gli è stato risposto dall’Area Vasta e dall’Usca che essendo ancora positivo, per legge non può transitare attraverso tre o quattro regioni con il pericolo di infettare altri. È il decreto del presidente del consiglio che parla chiaro, se non hai due tamponi negativi resti in quarantena».

«Ci eravamo anche confrontati con la prefettura di Ancona - continuano dall’Area Vasta 2- e con i carabinieri di Senigallia che assolutamente mi hanno detto che se veniva dovevamo comunicarlo perché avrebbe proceduto con la denuncia penale». Il grigio legislativo non ha impedito alle due aziende sanitarie di confrontarsi per tentare di trovare una soluzione. All’Area Vasta respingono l’immagine di insensibilità che potrebbe scaturire da una sintesi che non conosce i dettagli: «Ci siamo anche confrontati con i colleghi di Milano e abbiamo scoperto che loro gli avevano offerto di andare in un Covid hotel». Ma il problema resta, l’Ats di Milano, il dipartimento di prevenzione sarebbe pronto a certificare che per Formiconi, in caso di spostamento per comprovate esigenze economiche e logistiche, non si porta dietro il rischio di contagio. Lo potrebbe fare anche la Asur? «Questo io non posso chiederlo, ci mamcherebbe - conclude l’infermiere senigalliese - ma mi rendo conto di essere finito in una sorta di limbo, Spero che la legge venga applicato con un po’ di buon senso.

L’Oms stessa ha recentemente ufficializzato che non è più il doppio tampone a certificare la negativizzazione». Insomma, basterebbe un viaggio in auto e senza fermate per tornare a Senigallia. Tutto qui: «Io la macchina ce l’ho a Milano. Ci spero proprio».

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