Una telefonata, poi il volo di venti metri: muore lanciandosi dal ponte della nave. Aveva 43 anni era il papà di due bambini

Una telefonata, poi il volo di venti metri: muore lanciandosi dal ponte della nave. Aveva 43 anni era il papà di due bambini
Una telefonata, poi il volo di venti metri: muore lanciandosi dal ponte della nave. Aveva 43 anni era il papà di due bambini
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 16 Dicembre 2020, 07:10

ANCONA  - Una telefonata concitata, durata qualche minuto. Poi ha riposto il cellulare in tasca, ha scavalcato il parapetto e si è lanciato di sotto, senza un minimo di esitazione, davanti ai colleghi. Un volo terribile, spiccato con glaciale lucidità, dall’ottavo ponte della nave in costruzione ma ormai prossima al varo. Impossibile sopravvivere a una caduta del genere.

 
Gli inquirenti non hanno dubbi: si è trattato di un gesto volontario. Resta da capire cosa possa aver spinto a tanto il 43enne siciliano, padre di due bambini, che ieri a mezzogiorno ha deciso di farla finita nel modo più drammatico, lanciandosi nel vuoto dalla Viking, che in teoria dovrebbe partire domani per cinque giorni di navigazione sperimentale in mare aperto. A dare l’allarme sono stati i colleghi che l’hanno visto discutere al telefono e poi gettarsi di sotto.

Qualcuno ha gridato: «Non farlo!». Altri hanno tentato di raggiungerlo e afferrarlo prima del tragico salto verso la morte. Non c’è stato nulla da fare. Sul posto è intervenuto il 118 con l’automedica e due ambulanze della Croce Rossa di Ancona e della Croce Gialla di Falconara. Le condizioni del 43enne, capocantiere della ventilazione, assunto da poco alla Fincantieri dopo aver lavorato come elettricista per una ditta esterna, sono apparse subito disperate. Il medico e gli infermieri del 118 l’hanno rianimato per oltre mezz’ora, purtroppo inutilmente. Uno choc per i colleghi della Fincantieri, specie per chi ha assistito al dramma in diretta. Nel cantiere sono intervenuti gli agenti della Polmare che conducono le indagini, insieme alla polizia scientifica e agli ispettori del lavoro dell’Asur che effettueranno verifiche per escludere carenze sul piano della sicurezza. 

Il magistrato ha disposto l’autopsia sul corpo del 43enne, che viveva con la compagna e due figli piccoli a Falconara e aveva la passione per il futsal: era capitano di una squadra di calcio a 5 siciliana.

Verranno analizzati i tabulati telefonici per capire con chi stesse parlando appena prima di togliersi la vita e cosa l’abbia spinto a un gesto simile. Gli investigatori parlano di «ragioni familiari» e di «problemi personali». I colleghi hanno riferito alla polizia di averlo visto triste e silenzioso nei giorni scorsi, come se qualcosa lo turbasse. Ma nessuno immaginava che fosse sprofondato in uno stato di disperazione così profondo. 

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