Mancata manutenzione sugli scolmatori, in 10 rinviati a giudizio per gli sversamenti: 216 giorni di balneazione negata

Un passato sversamento a Falconara
Un passato sversamento a Falconara
di Federica Serfilippi
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Martedì 12 Ottobre 2021, 07:50

FALCONARA - Un’assoluzione e dieci rinvii a giudizio. È terminata così l’udienza preliminare legata all’inchiesta portata avanti dalla procura sugli sversamenti nel mare di Palombina e Falconara. La vicenda processuale si è già chiusa ieri mattina per la funzionaria della Provincia Raffaella Romagna, unica imputata a chiedere di voler procedere con il rito abbreviato. Difesa dall’avvocato Giacomo Curzi, è stata assolta dal gup Francesca De Palma perché il fatto non costituisce reato. La stessa procura, rappresentata in udienza dal pm Daniele Paci, aveva chiesto l’assoluzione. 

 
Doveva rispondere di rifiuto d’atti d’ufficio per non aver – questa la contestazione - compiuto controlli sulle domande di autorizzazione per lo scarico di acque reflue urbane presentate nel luglio 2015 dall’allora Multiservizi spa. Per la procura, in tali istanze emergeva «in modo inequivoco» che il corpo ricettivo delle acque reflue si trovasse sul suolo e non sul corpo idrico dichiarato, il mar Adriatico. Andranno invece a processo gli altri dieci imputati: funzionari ed ex della Provincia, dell’Arpam, di Multiservizi e alcuni tecnici. Per quanto riguarda l’ente gestore del servizio idrico integrato, tra gli indagati figurano Patrizio Ciotti, all’epoca dei fatti direttore generale, e Chiara Sciascia in qualità di rappresentante legale. Ci sono poi i funzionari Angelo Avenali e Francesco Crivellini. Paola Tombolesi (Arpam), Massimo Baldinelli, Massimo Sbriscia, (tutti della Provincia di Ancona), Paolo Raffaeli (al momento dei fatti rappresentante legale Multiservizi), Giovanni Bettini e Giulia Cappelloni.

La procura ha contestato a vario titolo reati come rifiuto di atti d’ufficio, falso ideologico e delitti colposi contro l’ambiente.

Il 10 marzo 2022 il processo inizierà davanti al collegio penale. Tra le parti civili ci sono associazioni quali Onda verde, Cittadinanza attiva, Italia nostra, Mezzavalle Libera. Anche un cittadino è stato ammesso come parte civile perché, a seguito degli sversamenti, aveva dovuto cambiare spiaggia,.I fatti contestati vanno dal 2014 e al 2017. Stando alle accuse, gli sversamenti sarebbero stati provocati dalla mancanza di una periodica manutenzione e dell’omesso controllo del regolare funzionamento di almeno quattro scolmatori, così da gettare sull’arenile acque reflue non depurate. Sono stati contati dai forestali almeno 65 sversamenti considerati obsoleti che avrebbero portato tra il 2016 e il 2017 a uno stop complessivo alla balneazione pari a 216 giorni. Nelle pozze d’acqua formatesi dopo l’uscita dei residui dagli scolmatori sarebbero state trovate tracce di escherichia coli, ma anche di alluminio e ferro sopra i limiti consentiti. 


I reflui, sostiene la magistratura, avrebbero compromesso una parte dell’arenile e le acque antistanti, così da determinare anche un rischio per la salute dei cittadini. Per quanto riguarda la parte più “burocratica” la procura, tra gli altri capi, contesta – tra il 2014 e il 2015 - mancati controlli (da parte della Provincia e dell’Arpam) sulle domande di autorizzazione legate allo scarico di acque reflue urbane presentate da Multiservizi e poi effettivamente avallate. Per uno di questi episodi, ieri è arrivata l’assoluzione. 
Federic

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