Altro che case del lusso, abusivi e baby gang all'ex Umberto I: ma chi controlla questo scempio?

Una delle case di lusso lasciate a metà nell'area dell'ex Umberto I
Una delle case di lusso lasciate a metà nell'area dell'ex Umberto I
di Stefano Rispoli
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Mercoledì 26 Gennaio 2022, 05:30

ANCONA - Altro che case luxury. Si nasconde il Bronx alle spalle della cittadella sanitaria che entro settembre-ottobre (così ha garantito il vice sindaco Pierpaolo Sediari) verrà inaugurata davanti piazza Cappelli. Gli utenti del futuro poliambulatorio e gli ospiti della Rsa che verrà, faranno bene a non affacciarsi sul retro: la vista sul degrado è un colpo al cuore.

Se davvero il traguardo è vicino, Comune e Asur faranno bene a muoversi per tempo: la scena del taglio del nastro rischia di essere rovinata dai tanti sbandati che vivono alle spalle dell’ex Umberto I.

Uno di loro ieri ha inseguito lo scrivente cronista impegnato a documentare questo scempio senza fine. Ma chi controlla questa giungla da terzo mondo? Possibile che non esista un presidio in questa favela vergognosa? 


Inquilini-fantasma bivaccano tra i resti delle 300 case del lusso lasciate a metà dalla Saco, la Santarelli Costruzioni di Ascoli, fallita nel 2019 sotto il peso di un passivo record da 298 milioni di euro. La presenza umana è certificata da materassi e poltrone appoggiati sul retro dei padiglioni della Casa della Salute, in via di ultimazione. Tra la vegetazione incontrollata si stagliano i ruderi di un cantiere rimasto nel limbo del crac: caseggiati sventrati, senza porte né finestre, dove i disperati s’intrufolano per trascorrere la notte, nascondendosi al mondo. Tra cumuli di detriti e lamiere arrugginite, si scorgono sacchetti di rifiuti e bottiglie vuote: segno che, nonostante l’apparenza, c’è vita in questo scenario post-apocalittico, un luogo dell’orrore sfuggito ad ogni controllo. 


I residenti narrano che una famiglia d’origine russa ha preso possesso di una delle poche abitazioni portate a termine prima del fallimento. Pare abbiano le chiavi dell’appartamento in cui ormai vivono in pianta stabile. D’altronde, dove c’è degrado s’insediano gli abusivi. Ma non solo loro. Ci sono pure i baby bulli, i ragazzini terribili, che hanno ripreso a frequentare quel che resta dell’ex Umberto I. Si ritrovano a bere e fumare spinelli sul tetto del “repartino”, la vecchia clinica psichiatrica. «Se gli dici qualcosa, ti insultano e ti minacciano», racconta un residente del posto che li ha visti anche di recente entrare nell’area interdetta attraverso un cancello in via Panoramica, poco prima dell’ingresso al Parco del Cardeto. «Ogni volta il Comune e i vigili urbani chiudono tutto con i lucchetti, ma puntualmente questi ragazzi li spaccano o trovano comunque il modo di scavalcare ed entrare». Da lassù controllano il mondo, nel loro angolo di libertà: sottovalutano, però, il rischio di cedimento di una struttura fatiscente. 


Il fallimento che ha ingoiato le 300 ambitissime case ha lasciato 150mila metri cubi di voragine e una montagna di interrogativi. Primo: verranno mai alla luce questi immobili? Secondo: il Comune riuscirà ad incassare la fideiussione da 5,5 milioni legata alla convenzione del 2008 a garanzia delle opere di urbanizzazione? Terzo: che fine farà il parcheggio Umberto I che dal 2010 la Saco ha concesso in comodato d’uso al Comune? La speranza, ora, è affidata alla buona volontà di qualche costruttore privato, sempre che riesca a fiutare l’affare nella giunga della procedura fallimentare. «Da parte nostra massima disponibilità ad accogliere manifestazioni d’interesse», era stato l’appello dell’Amministrazione. Ma non è che le offerte cadano dal cielo. Forse sarebbe il caso di affrontare una volta per tutte il problema e rendersi conto che il capoluogo non può più convivere con una vergogna del genere.

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